04 maggio 2008

Gianni Cristaldi


Occupa un posto speciale nel mio cuore. Le sue notevoli doti professionali ed umane sono note a chi lo ha conosciuto e non voglio dilungarmi nella loro esaltazione perché so che “barerei”, infatti il sentimento di amicizia che mi legava a lui era del tutto particolare. Da ragazzi con le nostre famiglie, nel periodo estivo, villeggiavano nella stessa zona. Avevamo il muro posteriore dei rispettivi villini in comune. Io e i Cristaldi trascorrevamo quei tre mesi assieme giorno e notte. Un pomeriggio di agosto, sotto un sole cocente, dopo aver pranzato, mi accingevo, a percorrere la consueta strada che mi conduceva al cancello della loro casa. Giunto nei pressi dell'ingresso laterale sento uno strano lamento. In un primo momento lo scambiai per quello di un animale, ma più mi avvicinavo e più assumeva le caratteristiche umane. Entro e lo sguardo mi va su di una vasca di raccolta delle acque che era collocata di fronte all'ingresso e che lu 'zu Turi utilizzava periodicamente per innaffiare il suo giardino. Solitamente era chiusa con un coperchio in lamiera e sigillata con un lucchetto di sicurezza. Quel giorno qualcuno si era dimenticato di farlo. Dopo un attimo di smarrimento noto la testa di un bambino che faceva su e giù nell'acqua. Mi precipito e lo trovo che si dimenava dentro la vasca e che stava per annegare. Le pareti di quel recipiente erano tappezzate con uno strato di spessa vegetazione, tipica delle acque stagnanti, che rendeva viscide le pareti e difficoltoso l'eventuale tentativo di uscita dalla vasca a chiunque, figuriamoci ad un bambino. Subito lo afferrai per i capelli lo tirai su e lo stesi a terra facendogli uscire, con manovre grossolane sullo stomaco, tutta l'acqua che aveva ingerito. Nel frattempo gridavo a squarcia gola ma nessuno mi udiva perché gli altri familiari erano intenti a pranzare e tra le vivaci discussioni e la immancabile tv accesa le mie imprecazioni cadevano nel vuoto. In poche parole gli salvai la vita. In quei giorni mi sentii un eroe, avevo evitato ad un essere umano la morte certa! Chissà, se quell'episodio non contribuì inconsciamente a farmi sceglier la mia futura professione di medico.
Con lui ho avuto un rapporto davvero singolare e i sentimenti che ci legavano erano esclusivi. Non ci frequentavano più di tanto perché c'era una differenza di età che ci portava ad avere amicizie diverse, le nostre vite scorrevano parallele, però ogni volta che, nelle varie occasioni, i nostri sguardi s'incrociavano brillavano di una luce non comune. La sua scomparsa ha lasciato, nella mia esistenza, un vuoto particolare, più intenso, rispetto a quella lasciata in altri amici che lo hanno conosciuto, amato ed apprezzato, dato quell'intangibile legame che ci univa. Mi rimane la parziale consolazione che, il destino crudele mi ha almeno concesso, la fortuita fortuna di avergli donato altri 42 anni da vivere!

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