08 ottobre 2008

Aziende Viti Vinico

Cenni Storici: James Hopps arrivò a Marsala dall'Inghilterra nel 1801 e dopo aver espresso le sue capacità organizzative ed imprenditoriali, nel 1811, con alcuni suoi connazionali, inaugurò il suo "baglio" in terra di Sicilia. Nacque poi la John Hopps & Sons e dopo alcuni anni i marchi seguirono le vicissitudini familiari tra Risorgimento, Unità d'Italia e infine il secondo conflitto mondiale. Memori di una così grande tradizione, Giacomo Hopps e suo fratello Fabio hanno deciso di ritornare alle radici familiari attraverso il vino, cominciando con 12 ettari impiantati a Grillo nell'azienda agricola di famiglia e con un baglio della seconda metà del '700, completamente ristrutturato, quale base per la produzione dei loro vini.


Nel 2024 Biagio Hopps (appassionato studioso e ricercatore della materia) ha pubblicato un interessante volume I signori del vino. "Gli Inglesi". Il libro, come puntualizza l'autore, non è un libro di storia e nemmeno di letteratura, ma si prefigge di condurre il lettore in un percorso che attraversa 250 anni di storia del vino Marsala e degli inglesi residenti in provincia di Trapani. Egli rivolge una particolare attenzione alla famiglia di James Hopps, raccontando anche la crescita economica e culturale della nostra città.

















Carta intestata


1917 - Assegno

1890

Cartoline pubblicitarie





 


















1933


1936


Una botte della ditta

1903


Pubblicità su rivista










(altra versione)














Produzione di vini Marsala e mosti concentrati




1903

Nel vivo dei moti rivoluzionari del 1848 il giovane Vito Favara Verderame, nativo di Salemi, dopo aver compiuto gli studi a Palermo e vissute le prime esperienze politiche al fianco dei liberali e dei patrioti antiborbonici del capoluogo siciliano, veniva nominato commissario della Guardia Nazionale e inviato a presiedere il Distretto di Mazara. La rivoluzione siciliana, come noto, non ebbe l’esito sperato concludendosi con la sconfitta dei suoi ispiratori e promotori – sia per ragioni militari che di strategia e di divisioni interne tra gli stessi – e con il ripristino del governo di Ferdinando II re delle Due Sicilie. Tuttavia, ciò non impedì al Favara di continuare a coltivare la sua fede antiborbonica e a preparare e sostenere, insieme ad altri liberali mazaresi, l’impresa garibaldina del ’60. Stabilitosi definitivamente a Mazara, sposò nel 1858, dopo essere rimasto vedovo della prima moglie, Emanuela figlia di Scipione Maccagnone principe di Granatelli. Tra il 1858 e il 1860 fu sindaco della città e, come ancora testimonia una lapide in marmo collocata nel prospetto dell’abitazione, ospitò Garibaldi il 20 e 21 luglio del 1862. Vito Favara non era soltanto un convinto patriota, ma anche un moderno e lungimirante imprenditore agricolo; in particolare, nei suoi vasti possedimenti produceva cotone, vini e olio, tutti generi ripetutamente premiati alle esposizioni siciliane e nazionali (a Firenze nel 1861, con medaglia di merito per i vini bianchi e neri delle annate 1855, 1859 e 1860) e internazionali (a Londra nel 1862, per i vini e per il cotone bianco di Siam). Alla II Esposizione di orticoltura che si tenne a Palermo nel settembre del 1865, oltre ad un “olio fino da condire” (premiato con medaglia d’argento) e ai vini da pasto, presentò una varietà di marsala concia Italia del 1863, e diversi vini liquorosi Garibaldi, Amarena, Cedrato, Ciregia, un “vino imitazione Malaga 1864” e un distillato di vino. Durante i mesi del colera del 1867 non fece mancare il suo contributo finanziario a sostegno della popolazione colpita, né quello materiale, apportando gratuitamente «[…] per la cura dei cholerosi, tutta quella quantità di vino generoso, alcool ed aceto e ciò per tutto il tempo che la Città trova(va)si afflitta dal male dominante, provvedendone Lazzaritti, Ospedale e Convalescenza» (Notizie ricavate da Dialoghi mediterranei, a firma di Rosario Lentini)



Autunno 1888 - Lancio ufficiale
La ditta, tra l'altro, realizzò un particolare tipo di mosto concentrato dalle importanti qualità terapeutiche, cui fu dato il nome di “Ferrenosio” Favara. Le virtù del prodotto, nel 1894, furono illustrate a un uditorio di specialisti – l’XI Congresso medico internazionale di Roma (29 marzo – 5 aprile) – dal professore Pasquale Freda, con una comunicazione alla seduta della Sezione Pediatrica avente per oggetto il «mosto concentrato di salute» preparato dai fratelli Favara. Le analisi di laboratorio, infatti, mostravano che in un litro di mosto in questione, (in particolare quello marca R, ricavato da uve rosse) fossero presenti 32 centigrammi di ossido ferroso e 77 di anidride fosforica. «Questi risultamenti analitici – precisava una fonte giornalistica – furono per molti congressisti di quella Sezione una vera rivelazione, in quanto che il nuovo preparato potrà avere un’estesa applicazione nel campo terapeutico e prendere un posto eminente sopra tutti i ricostituenti finora conosciuti». Il “Ferrenosio” brevettato dai Favara, che veniva venduto nelle farmacie in flaconi e somministrato con acqua o seltz, negli anni seguenti ebbe un discreto successo.
1905 - Pubblicità d'epoca "Liberty"
Tratta da rivista su carta patinata misure 38x26 cm
Il Ferronosio altro non era che mosto concentrato, che il Vito Favara Verderame  iniziò a commercializzare nel 1885

Questo è il recto della cartolina promozionale di un prodotto della Ditta Favara


... e questo è il retro





1923

1925 - Pubblicità tratta da una rivista











Listino prezzi - Recto


interno

1938 - Ditta Giammarinaro Francesco


Ditta Casano








Pubblicità su rivista



Azienda Burgio 
Pezzo pubblicitario, più unico che raro (presente nella mia collezione)
In lamiera a sbalzo, ovviamente, eseguito a mano

Curiosità: i fratelli Burgio, per distinguersi da un'altra famiglia di commercianti (Fratelli Burgio Gerlando e Totò, che commerciavano all'ingrosso generi alimentari in via Marina. Un altro Fratello Albano, che era dedito al commercio del Carbone nella medesima via e un altro che commerciava anche lui in generi alimentari, fornendo prevalentemente la flotta peschereccia, con sede in piazza Regina) si fecero aggiungere nel loro logo commerciale il secondo cognome "Nobili" (molti fraintesero credendo che volevano far intendere le loro nobili origini)








La famiglia dei Conti  Burgio delle Gazzére, proprietari della tenutaPoggio Allegro e dell'omonimo baglio, Ha origini nel lontano 1046, allorcché l'emiro Ackmeth, convertitosi alla fede cristiana e sposatosi con la principessa normanna Aldegonda d'Altavilla, prese il nome di Roberto I signore di Burgio, città fortificata, che scelse come dimora. Molri nei secoli sono stati personaggi di spicco nella vita dell'isola, fra i quali il Beato Fernandino ucciso in battaglia e il Santo Nicasio, catturato nella battaglia di Etimo e martirizzato, non avendo volto abiurare la fede cristiana.
Vignaioli da sempre, nel secolo scorso producevano vini e marsala nei tre stabilimenti di famiglia, nel grande stabilimento di Mazara del Vallo e in quello di San Lorenzo Colli a Palermo. Il conte Aurelio Burgio, ultimo discendente con titolo, ha condotto l'azienda di circa 70 ettari di vigneto, in cui insiste un baglio con parco di circa 11 ettari. Alla sua morte la conduzione dell'Azienda al figlio Salvatore (co proprietario con il fratello (Giovanni e la sorella Rosaria).

L'anno di fondazione della Azienda Poggio Allegro è 1965, superficie 50.00 ha, bottiglie prodotte 60.
Ingresso Poggio Allegro












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Cooperative vinicole
Cantina Europa



Pubblicità aziendali di altro tipo,  ma coeve


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