07 luglio 2017

Piazza Regina

"Una piazza dall'odore di mare" di Enzo Gancitano
C’è una piazza nell’urbe dove si riunisce la gente dalle rughe precoci, dove gli uomini, dall’odore della salsedine incrostata nell’anima, muovono come automi senza parole gli arti gravi e faticosi. C’è una piazza nell’urbe dove il rauco grido dei gabbiani persiste dall’origine delle acque saline. Piazza dei Pescatori. Indubbiamente. Nulla di più vero. Era, questa, infatti, la precedente denominazione dell’attuale Piazza Regina. Il toponimo vigente richiama la regina Giovanna che ha signoreggiato sulla città dal 1479 al 1518. La giunta comunale, in data 30 novembre 1967, per rendere più esplicativa la targa viaria, determinava di rettificarla in “Piazza Regina Giovanna. Signora di Mazara. Secolo XVI”. Ma tale delibera non è stata ancora concretizzata. Ogni città ha i suoi tempi! Nel periodo della città murata, in corrispondenza della piazza, era esistente la Porta del Fiume, anticamente denominata Porta del Duca, da Ferdinando Duca di Calabria, signore di Mazara, figlio di re Alfonso. Nei pressi esisteva, in tempi più antichi ed imprecisabili, una Porta Salaria attraverso la quale veniva immesso in città il sale prodotto sulla spiaggia di ponente. Esistevano, infatti, due contrade; Salinella nei pressi di Capo Fedo, ove esisteva la salina, e Marinella, il piccolo golfo di Tonnarella ad un Km circa dalla foce del fiume. Questa piazza è stata da diversi secoli il punto di lavoro, di riunione, di svago riservato, di passeggiate silenti della gente di mare. Luogo di ritrovo abituale ed inconsapevole, esigenza vitale e quotidiana di recepire il roco clamore degli alcioni sul Mazaro e l’effluvio acre del mare le cui acque riportano sulla pietra sacra dell’obliato Santo le lacrime, le implorazioni strazianti dei naufraghi, il sudore amaro ed urente delle battute di pesca. Fino ad alcuni decenni fa esisteva in questa piazza, in corrispondenza del punto benzina, un rialzo, denominato dal volgo supra lu chianu, dove si teneva fino alla seconda guerra mondiale il mercato di frutta e verdura. Da alcuni decenni è venuta meno la peculiare abitudine dei pescatori di portare la birritta, nella quale solevano tenere i soldi e non nella tasca dei pantaloni. In quegli anni, intorno al 1940-50, vigeva un detto popolare: “Megghiu la birritta di lu marinaru chi li scarpi di lu viddranu”. La vecchia contrapposizione pescatore-contadino che si traduceva nella preferenza del berretto pieno di soldi del pescatore alle scarpe zeppe di terra e di fango del contadino, ormai è dismessa e, forse, anche obliata. Un’altra tradizione dei pescatori, in auge nei primi decenni del Novecento, era l’utilizzazione di un fascia di tela rossa al posto della cintura dei pantaloni. Se questa consuetudine non era (?) dettata dall’indigenza, certamente era imposta dalla povertà il camminare senza scarpe, a piedi nudi. Presso la Porta del Fiume si trovava la colonia dei commercianti Amalfitani che aveva edificato la Chiesa di S. Andrea, patrono di Amalfi e protettore dei pescatori, demolita nel 1711. Ma i pescatori mazaresi da sempre hanno affidato la loro vita e la richiesta di protezione al Santo concittadino. Ogni mattina, ancor prima dell’alba, prima dell’uscita dal porto con le fragili barchette dalle bianche vele per un lavoro sempre periglioso e dall’incerto ritorno, ascoltavano la messa nella chiesetta di S. Nicolò Regale. Le funzioni religiose erano assicurate grazie all’opera caritatevole degli uomini di mare e si protrassero fino al 1911, quando con la morte del sacerdote A. Castelli la chiesetta fu chiusa al culto. Ma i pescatori non abbandonarono la loro devota tradizione della messa mattutina, recandosi nella Chiesa di Santa Teresa, meglio conosciuta come Chiesa di San Vito in Urbe. Adesso i pescatori avvertono in questa piazza, come unico loro compagno, il rauco grido dei gabbiani, volteggianti sul fiume spiritato dalle acque stanche e grigie.

Anni Cinquanta
Piazza Regina e via Molo Giuseppe Caito (50/51)
Bitumatura della piazza e della via. Si riconoscono Girolamo Romagnosi (con la mano abbraccia il mezzo) e alle spalle il figlio Bartolomeo.

Piazza Regina - Bar
Patti, Giacomino Giubilato, Salvatore Prestia, Enzo Crimaldi (cameriere trapanese), Nicola Giacalone (tavulinu)


Pino Norrito (Vicaria), Michele Buscemi, Vito Pomilia, Rosario Mavilla (app.to di Marina), ?, Ciccio Pomilia, Giovan Battista Quinci

1951 - Ristorante "Transatlantico" Napoli
Imprenditori Mazaresi incontrano commercianti Napoletani per la commercializzazione del pesce
Francesco Manno (NA), G.B. Quinci (battisteddra), Gaspare Tumbiolo, Leonardo Tumbiolo


Francesco Manno, Ciccillo Manca,con i fratelli Quinci (Giovan Battista e Ciccio) e Peppino Lisma

Gruppo armatori e commercianti
Ciccillo Manno (commerciante di prodotti Ittici, napoletano), Giovan Battista Quinci (Battistedda) e signora Quinci , Francesco Asaro (Caccavecchia), Francesco Quinci e consorte, Giovan Battista Quinci junior
1954
Andrea Pietrobono, Luciano Pietrobono, Marcello Fedele, Vitino Favara, Ciccio Tumbiolo

1955 - Napoli - viaggio di nozze e tappa di lavoro
Giacalone, Giacalone, Ciccillo Manno (commerciante di pesce), Maria Sammartano, Alberto Tumbiolo



Giovan Battista Quinci (battistedda) con un gruppo di commercianti

Gaspare Lupo (medico)

Italiano Leone, Ciccio Asaro (caccavecchia), Giacomo Asaro (sirratu), ?, Giovan Battista Quinci, Paolo Lisma, Peppino Lisma, Marco Lisma

1957 - Molo Giuseppe Caito
Maria Sammartano Tumbiolo - (Notasi Cassa Marittima in costruzione)


Inaugurazione Associazione Motoristi (1956?)
Don Perniciaro, Mons. Gioacchino Di Leo, don Paolo Milazzo
Francesco Marrone, Pino Lisma, Nicola Ingargiola, Alberto Tumbiolo (riavulu), Pino Aiello (maidda), Nino Ingargiola (facciazza), Giuseppe Tilone (Pippinu muluni), Pietro Marrone (faccia di brunzu), Matteo Cracchiolo (tabacchinu), Pino Bucca, Pino Asaro (Sancimuni), Ignazio Oretano (gnazieddu l'elettricista), Aiello, Angelo Cucchiara, Bono

Anni sessanta

C'è un cane che è passato alla Storia della Marina mazarese, si chiamava Grande Black, ed era di proprietà della famiglia Giacalone (Tavulino). A quel cane come si suol dire mancava solo la parola. Era uno spettacolo vederlo durante le sue esibizioni nel Porto Canale di cui era diventato l'assoluto padrone. Scorazzava su e giù per tutto il Mazzaro e non c'era mazarese dell'epoca, che frequentasse il porto, che non lo conoscesse. Di lui si raccontano, ancora oggi, le sue gesta. Sarebbe bello che qualcuno ci ricordasse qualche episodio vissuto da questo fantastico animale.

Anni '60 - Piazza Regina (davanti al rifornimento di Carburanti di Cipolla)


Grande Black con il proprietario Nicola Giacalone e Alberto Castelli

Canieri Navali Giacalone - Varo un un motopesca
Don Giuseppe Varvaro, comandante del Porto, Ignazio Giacalone, mons. Giuseppe Mancuso, Pino Ferro
Anni Settanta 
Armatori: Ingargiola Giuseppe, Mimì Misuraca, Filippo Giacalone (cazzuni), Gaspare Asaro

Anni Novanta
Associazione Motoristi
Francesco Randazzo, Jaco (Milano), Nicola Giacalone (tavulinu), Damiano Buffa, Giacomo Ingargiola, Ciccio Sibilio, Nino Mauro, ?, ?,

Piazza Regina Sede dell'Associazione


Domenico Marrone, Giuseppe Aiello (maidda), Ignazio Mulone, Ciccio Sibilio, Giuseppe Grassa, Stefano Asaro, Giacomo Ingargiola, Enzo Meo, Pietro Marrone (facci di brunzu)

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