15 aprile 2009

Convento di San Michele

All'interno del convento di clausura delle Oblate Benedettine
Statua di San Michele Arcangelo

Cortile interno
San Benedetto. Ai piedi della statua c'è la "Regola"

Un recente approfondimento che ha fatto luce su la volta della chiesa di San Michele
https://mazaracult.blogspot.com/2024/06/una-nota-sulla-volta-affrscata-della.html

Aprire gli occhi. di don Orazio Placenti

La prima certezza è che l’apparato bibliografico, così meticolosamente richiesto dalle studiose e dagli studiosi di storia dell’arte, può essere fonte di una genealogia di sbagli. Bisogna aprire gli occhi.
La genealogia di errori circa la volta affrescata della Chiesa del Monastero delle Benedettine di San Michele di Mazara del Vallo ha almeno 124 anni. Pietro Safina, la fonte erronea più antica finora reperita, scrivendo La Mazara sacra”, edita nel 1900 a Palermo, Scuola Tipografica “Boccone del Povero”, circa il tema della volta scrive a p. 33: “(…) il quadro della strage degli Innocenti e l’altro del trionfo di San Michele sopra Lucifero, pitture del rinomato, famoso Artista D. Francesco Sciacca di Mazara;(…)”. Filippo Napoli, nel suo Storia della Città di Mazara, edito nel 1932, scrive, peraltro senza note al luogo, a p. 189: “(…) Affrescò anche la grande volta del tempio con un folto e ben proporzionato gruppo di figure, rappresentante il “Trionfo di San Michele su Lucifero”.” Giovan Battista Ferrigno nel suo saggio pubblicato a puntante sul Vomere di Marsala Domenica 14 settembre 1930, p. 2; Domenica 21 settembre 1930, p. 2; Domenica 28 settembre 1930, p. 2: “Questa impressione, (…) , ci ha portato alla convinzione che sono opera dello Sciacca non solo i tre quadri d’altare: “La strage degli innocenti”, La morte di S. Benedetto”, e “La Sacra Famiglia”, ma pure nella stessa chiesa: il grande affresco della volta, rappresentante “Il trionfo di S. Michele sopra Lucifero”, (...).” (21 settembre 1930). Nel loro monumentale Allgemeines Lexikon der Bildenden Künstler von der Antike bis zur Gegenwart, 30, Leipzig, Verlag Von E.A. Seeman, 1936, a p. 393, alla voce Sciacca Tommaso, scrivono: “Mazara del Vallo, Chiesa di San Michele, Mittelschiff, Dockenfresco; Triumph del Hg. Michael uber Satan; 1767”. In bibliografia è citato Filippo Napoli, che deve essere ritenuto la fonte dell’errore. De Felice in Arte del Trapanese - pittura e arti minori, edito da Industrie riunite Editoriali Siciliane, Palermo, 1936, a p. 105, scrive: “Nel 1766 venne a Mazara, dove affrescò la volta della Chiesa di S. Michele: Il Trionfo di S. Michele sopra Lucifero, (…) ”Alberto Rizzo Marino nel suo libro, prima pubblicato tra il 1960 e il 1961, in capitoli, su Trapani nostra, Mensile della Provincia di Trapani, e poi pubblicato in libro: A. Rizzo Marino A.Pisciotta P. Il Monastero Normanno di S. Miche Arcangelo (novecento anni di storia), Mazara, Istituto per la storia della Chiesa Mazarese, 2004, scrive a p. 79 del libro appena citato: “(…); nella grandiosa volta il Trionfo di San Michele sopra Lucifero (…)” Giuseppe Basile, nel suo saggio monografico, pubblicato nel 1968, Un pittore siciliano del Settecento: Tommaso Mario Sciacca, in Commentari Anno XIX - nuova serie Gennaio - Giugno 1968 Fascicolo I-II, pp.137- 149, parlando della cupola di San Francesco Saverio a Palermo, scrive;“(…) l’illusivo completamento del corpo dell’Idolatria In stucco colorato, che sarà ripetuto di lì a poco nella figura di Lucifero della Gloria di S. Michele, a Mazara del Vallo.” (p. 139); e pur intitolando l’affresco: “la Gloria dell’arcangelo Michele” (p. 139), identifica non correttamente la figura che fuoriesce dalla cornice: “(…) della illusiva terminazione in stucco dipinto della figura di Lucifero” (p. 142) Lorena Sferlazzo, nella tesi di Laurea, opera monografica in seguito edita dall’Accademia Selinuntina, conferma la trasmissione di quanto appreso dagli altri autori: “Vi è raffigurato il Trionfo di San Michele sopra Lucifero (…)” (p.68); e ancora, citando il saggio di Basile: “(…) colpisce la figura dinamica e contorta di Lucifero, che precipitando (…) e fuoruscendo dalla illusiva cornice in stucco dipinto (…)” (p.69) La nota cita D’Andrea, 1767; A. Rizzo Marino, 1960; Basile, 1968.

Uno sguardo attento alla figura che fuoriesce dalla cornice in stucco, finora identificata con “Lucifero”, grazie anche alla possibilità di una nitida lettura, grazie alle foto di Damiano Asaro, che qui ringrazio per aver voluto condividere il suo lavoro, mi ha permesso di giungere ad una diversa conclusione. Non si tratta di Lucifero ma dell’Eresia: la figura corrisponde alla definizione presente nell’Iconografia del Ripa, alla voce: “Una vecchia estenuata di spaventevole aspetto, getterà per la bocca fiamma affumicata, haverà i crini disordinatamente sparsi et irti, il petto scoperto, come quasi tutto il resto del corpo, le mammelle asciutte e assai pendenti, terrà con la sinistra mano un libro succhiuso, donde appariscono uscire fuora serpenti et con la destra mano mostri di spargere varie sorti.” (Ripa Edizione del 1603)

Volta della chiesa di San Michele

foto di Damiano Asaro

ERESIA

L’ERESIA: soffitto della Chiesa di San Michele a Mazara del Vallo (particolare)
Vista dal Presbiterio (capovolta)
foto di Damiano Asaro



ERESIA: Incisione dall’Iconografia del Ripa (1603)

Per completezza si dà ragione anche della seconda figura femminile, dipinta accanto all’Eresia. Si tratta dell’Idolatria, come descritta dal Ripa: Donna ciecha, con le ginocchia in terra, et dia incenso con turibolo alla statua di un Toro di bronzo. (Descrizione Ripa 1611) Nell’incisione dell’Edizione del 1766, al posto del toro vi è una statua di divinità, come nella immagine della volta della Chiesa di San Michele.

L’IDOLATRIA: soffitto della Chiesa di San Michele a Mazara del Vallo
Foto di Damiano Asaro

L’IDOLATRIA: Nell’Iconografia del Ripa dell’Edizione del 1766


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Uno dei tanti scempi che si sono perpetrati sul nostro territorio urbano è quello della confisca del terreno di proprietà del Convento di San Michele, riducendone notevolmente le dimensioni, per realizzare le scuole Elementari Maschili di Piazza Santa Veneranda. Le tre immagini che seguono sono la documentazione del misfatto.





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