06 maggio 2019

Cultura: Tommaso Sciacca "il Mazzariello"

Articolo redatto per MazaraCult dall'artista Giacomo Cuttone 

Nel 2014, per nostra cura, Dialoghi Mediterranei pubblica una nota bio-artistica sull’artista settecentesco Tommaso Maria Sciacca (Mazara del Vallo, 31 Marzo 1734 - Lendinara, 2 Maggio 1795). Tommaso Maria Sciacca (1) è il primo artista mazarese che abbia avuto un ruolo notevole nel panorama artistico nazionale e, per certi versi, internazionale. Della vita di Tommaso Maria Sciacca si conosce pochissimo, delle opere – adesso – un po’ di più. 

Giovan Battista Ferrigno (storico castelvetranese), nel 1930 sul settimanale marsalese Il Vomere, ha tentato di tracciarne un profilo biografico. Successive e ulteriori notizie, date da Giuseppe Basile (2) e da Alberto Rizzo Marino (3), hanno arricchito l’identità del nostro Tommaso Maria Sciacca. Si sa che “il padre si chiamava Giovanni e la madre Vincenza, che (…) Giacomo – fratello  fu canonico (corsivo nostro) – della Cattedrale e insegnante al Seminario (…); sappiamo, anche, che tra il Settembre e il Dicembre del 1765 si trovava a Palermo; nel 1766 a Mazara (realizzando opere, oltre che in Città, anche a Trapani), nel 1786 e nel 1792 a Roma”(4) – dove sposa Chiara Pannaria, figlia del pittore palermitano Matteo (5) –, nel 1792, in Polonia, a Petrycozy, “nel 1794 a Rovigo, nel 1794/95 a Lendinara e a Villanova del Ghebbo”(6).


Chiesa di San Francesco Saverio a Palermo, quadro di S. Calcedonio realizzato da Gaspare Serenario. La decorazione scultoria è dì Tommaso Maria Sciacca, così come il ciclo di affreschi che costituiscono l'apparato pittorico della Chiesa. 
E – presumibilmente negli anni attorno al 1759, data di esecuzione del Ritratto del cardinale Gerolamo Spinola – fu anche a Genova (dove era conosciuto come il Mazariello). Qui, le sue opere si trovano (sembra numerose) sia in collezioni pubbliche che private. Il 2 Maggio 1795, colto da un malore, morì a Lendinara mentre si apprestava a dar inizio alla decorazione pittorica della cupola. L’affresco rappresentava il “Trionfo della Chiesa” nel catino della crociera del Duomo di Santa Sofia. Fu sepolto nella tomba della famiglia De Romanis. Gli affreschi sono stati proseguiti dal veronese Giorgio Anselmi (pittore allievo di Antonio Balestra, pittore e incisore della Repubblica di Venezia), che si attenne al bozzetto preparatorio dello Sciacca. A Lendinara, nel 1795, cadendo dall'impalcatura, moriva lo stesso Giorgio Anselmi. Strano destino: due pittori muoiono lavorando alla stessa opera. Della sua formazione artistica sappiamo che, a Palermo, fu allievo di Gaspare Serenario e a Roma di Agostino Masucci. Fu amico di Mariano Rossi di Sciacca e, a Roma, aiuto bottega di Antonio Cavallucci. In tutta la sua vita ha realizzato 45 opere. Di queste, soltanto tre sono firmate. Gli scrittori a lui contemporanei gliene attribuiscono solamente 23. Giuseppe Basile (7) ne ha rintracciate 24, delle quali tre erano (nel 1965) in condizioni “di quasi completa illeggibilità” (8). Queste opere sono tutte riconducibili ai soli due periodi, quello siciliano e quello veneto. Negli anni successivi, però, altre opere vengono attribuite al Nostro Artista. E mi riferisco al già citato Ritratto del cardinale Gerolamo Spinola (ma, anche, a “La supplica”, esposta per anni accanto ad un Rubens, e oggi nei depositi del Palazzo Spinola). 

 

Tommaso Maria Sciacca, Ritratto del cardinale Gerolamo Spinola,olio su tela 200 x 154 (1759), Galleria Nazionale di Palazzo Spinola (Genova)

L’opera della Galleria Nazionale di Palazzo Spinola di Genova rappresenta il nobile genovese Gerolamo Spinola (1713-1784) con l’abito cardinalizio. Il ritratto fu verosimilmente commissionato dall’effigiato per celebrare la nomina da parte di papa Clemente XII a cardinale, avvenuta il 24 novembre del 1759. La tela, presenta il neoeletto, sorridente e benevolo, mentre mostra la missiva che ha in mano. Sul fronte della lettera si può leggere l’indirizzo “All’Em. A Roma Sig, Card. Spinola vescovo di Palestrina”, che permette l’identificazione del personaggio con Gerolamo, figlio minore di Maddalena Doria e del doge Nicolò Spinola, proprietari della dimora di Pellicceria nel corso della metà del Settecento. 
Proviamo, adesso, a tracciare, nelle sue linee essenziali, il suo profilo artistico. Sciacca, sicuramente, fu una delle figure più originali del panorama artistico siciliano del Settecento; “fu tra i pochissimi non veneziani, e l’unico tra i siciliani del suo secolo a cogliere l’importanza e la fecondità della lezione formale di Sebastiano Ricci” – artista veneziano dalla pittura chiara e luminosa – “di quel suo rendere l’immagine con i soli mezzi della luminosità più solare, ma anche più nervosamente dinamica” (9)L’artista Sciacca, soprattutto nelle opere mazaresi, “ha immesso il lievito della vibrante luminosità riccesca (corsivo nostro)” (10). Un lievito che, il Nostro, molto probabilmente per timidezza culturale, non ha saputo, nell’esperienza romana, proporre come alternativa al gusto classicheggiante dominante nella Capitale. Lo fa, solamente, nel Veneto, nella terra del Tiepolo, verso la fine della propria carriera. La Città di Mazara del Vallo non è stata mai generosa nei confronti dei suoi figli migliori, e Tommaso Maria Sciacca non fa eccezione. Per onorarne degnamente la memoria, non sono state mai, infatti, organizzate celebrazioni nei due centenari della nascita, né della morte.Negli anni sono state organizzate, solamente, alcune sporadiche iniziative ad opera di alcuni centri culturali presenti nel territorio. Ricordo, qui, l’iniziativa del 1976 dell’Associazione per la diffusione della cultura “Studio di lettere, scienze e arti”, che si è tenuta presso il Cenacolo   di  Arte e Cultura  “Giuseppe Boscarino”, relatore Giuseppe Basile

 

Nel 1997 l'Associazione "Amici del Museo Diocesano", sotto la presidenza del dott. Giuseppe Catalano in cooperazione con il sodalizio Long Rifle Club, sotto la presidenza del p.i. Giovanni Castiglione organizzarono una conferenza il cui relatore fu Gaetano Bongiovanni (della Sovritendenza ai Beni Culturali e ambientali di Trapani), introdotta e moderata dal prof. Antonino Cusumano. 
La manifestazione si svolse, alla presenza di un numeroso e attento pubblico, per cortese concessione delle suore di clausura e della badessa suor Geltrude (al secolo Maria Giglio), nella magnifica sede della chiesa di San Michele. Cornice stupenda e appropriata in quanto in codesto tempio sono presenti insigni opere di Tommaso Sciacca.


La presentazione della monografia di Lorena Sferlazzo “Tommaso Maria Sciacca nella cultura figurativa del Settecento” (ed. Cicero), nel 2019, a cura di Mario Tumbiolo ed organizzata dall’Accademia Selinuntina di Scienze Lettere Arti presso la Chiesa di San Michele dei Normanni.

 

Tommaso Maria Sciacca sarà un figlio perduto nel labirinto della storia della Città, condannato all’oblio e non avrà “una seconda occasione sulla terra” (11)? Mazara, come la città immaginaria di Macondo, vedrà uno dei suoi cittadini migliori affondare “irrevocabilmente nelle sabbie mobili della dimenticanza” (12)?

Ai posteri…

Giacomo Cuttone

 

Note:

1)    https://www.istitutoeuroarabo.it/DM/tommaso-maria-sciacca-fatto-pittor-dalla-natura/;

2)    Originario di Castelvetrano, è stato funzionario storico d’arte presso l’Istituto centrale del restauro e ha diretto il Servizio per gli interventi sui Beni artistici e storici, ha insegnato “Teoria e storia del restauro delle opere d’arte” presso l’Università La Sapienza di Roma;

3)    Avvocato e Sindaco della Città di Mazara del Vallo, fu ricercatore presso l’Archivio storico Diocesano e autore di innumerevoli studi monografici;

4)    Giuseppe Basile, Un pittore siciliano del Settecento: Tommaso Mario Sciacca, ed. De Luca, Roma (1968);

5)    Oliver Michel, Vivre et peindre  à Rome au XVIII siècle (Collection de l’Ecole de Rome n. 217), Rome;

6)    Giuseppe Basile, op. cit.; 

7)    Ibidem;

8)    Ibidem;

9)    Ibidem;

10) Ibidem;

11) Gabriel García Márquez, Cent’anni di solitudine (edizione italiana del 1968), ed.  Feltrinelli;

12)Ibidem.

 

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