Un amico recentemente ha voluto, bontà sua, onorarmi
definendo il mio diario, come il più grande Museo Digitale della Fotografia Etno-Antropologica della Sicilia. Ritengo che considerare il “nostro” blog (tale, sempre l’ho ritenuto) un Museo Fotografico sia un’iperbole. Ma sono immodestamente
consapevole che aver pubblicato, ad oggi, circa diciottomila foto di un
medesimo luogo geografico sia un lavoro non da poco. Quanti possono vantare l'acquisizione di una valanga
d’immagini come quella che sono riuscito a raccogliere nel tempo con il
contributo di molti benemeriti della memoria collettiva?
Grazie a costoro e ai potenti mezzi tecnologici di cui ci avvaliamo è stato possibile, cosa non certo facile, consentire che le immagini delle memorie patrie potessero giungere in ogni angolo del mondo. E’ stata una “missione” titanica ma ha dato i suoi inaspettati e meravigliosi frutti. Mi sono accorto, dieci anni dopo, di aver realizzato, inconsapevolmente, un grande “libro” nel quale si annodano in un'inestricabile intreccio nomi, luoghi e generazioni di un’intera comunità, e ciò ha reso possibile dispiegare quella che, con qualche approssimazione, potremo chiamare l’identità di una città. Chiunque percorra un viaggio ideale tra le pagine di questo grande album recepirà il fluire del tempo e penetrerà tra le spire della vita comunitaria. Ho caparbiamente collezionato una miriade di documenti di questa storia minore che, Gesualdo Bufalino considerava “più maestra di ogni altra” (come ha scritto recentemente un altro amico), nella consapevolezza che “storia non è solo quella conservata negli annali del sangue e della forza, bensì quella legata al luogo, all’ambiente fisico e umano in cui ciascuno di noi è stato educato”. Questa incredibile e inesauribile cascata di testimonianze del nostro passato ha consentito di riunire, tanti, sotto una ideale civico vessillo. Ha concesso a nostri concittadini sparsi per tutte le terre emerse di sentirsi, ancora, parte integrante di questa variegata collettività grazie ai sentimenti, ai ricordi e alle suggestioni trasmesse da queste pagine. Ha stupito e commosso molti di costoro che hanno dovuto abbandonare, per esigenze personali, il suolo nativo e ha dato l’opportunità ad essi di gioire con noi nel poter rimembrare. Il mio piccolo e istintivo progetto, col tempo, si è ingigantito e ci ha travolto tutti in un magmatico vortice emozionale che ci ha visto coinvolti in una comunione d’intenti. Ci ha forgiato come famelici e insaziabili ricercatori di memorie, di piccole storie, d’immagini difficilmente reperibili e ci ha fatto apprezzare delle realtà che mai avremmo sognato di poter scoprire, senza questo immane contributo collettivo. Recentemente un mio sogno comincia seppur lentamente ad avverarsi, quello cioè, di ricevere spontaneamente opportune e competenti collaborazioni che mi consentono d’arricchire di notizie inedite il blog, cosa che da solo difficilmente avrei potuto realizzare. Irta di ostacoli rimane, comunque, la strada percorsa e da percorrere. Inizialmente solo pochi hanno intuito le potenzialità della mia idea, il numero di detrattori superava quello dei sostenitori ma, davanti al concretizzarsi di tale imponente scenario comunitario, tanti si sono dovuti ricredere e alcuni di essi oggi sono diventati insaziabili fan del gruppo. Non è mio costume auto celebrarmi, ma come spesso ho ripetuto, se non promuovi il tuo lavoro, anzi il “nostro” lavoro, tutto rimane vano. La divulgazione e la ricerca di nuovi adepti è condizione necessaria ed indispensabile per un ulteriore incremento e miglioramento del certosino lavoro realizzato. Esso necessita per poter crescere, di nuove idee, di ulteriori e competenti contributi se si aspira a raggiungere ambiti traguardi e meritarsi, davvero, il titolo impropriamente ed idealmente acquisito di Museo Digitale della fotografia etnografica mazarese.
Grazie a costoro e ai potenti mezzi tecnologici di cui ci avvaliamo è stato possibile, cosa non certo facile, consentire che le immagini delle memorie patrie potessero giungere in ogni angolo del mondo. E’ stata una “missione” titanica ma ha dato i suoi inaspettati e meravigliosi frutti. Mi sono accorto, dieci anni dopo, di aver realizzato, inconsapevolmente, un grande “libro” nel quale si annodano in un'inestricabile intreccio nomi, luoghi e generazioni di un’intera comunità, e ciò ha reso possibile dispiegare quella che, con qualche approssimazione, potremo chiamare l’identità di una città. Chiunque percorra un viaggio ideale tra le pagine di questo grande album recepirà il fluire del tempo e penetrerà tra le spire della vita comunitaria. Ho caparbiamente collezionato una miriade di documenti di questa storia minore che, Gesualdo Bufalino considerava “più maestra di ogni altra” (come ha scritto recentemente un altro amico), nella consapevolezza che “storia non è solo quella conservata negli annali del sangue e della forza, bensì quella legata al luogo, all’ambiente fisico e umano in cui ciascuno di noi è stato educato”. Questa incredibile e inesauribile cascata di testimonianze del nostro passato ha consentito di riunire, tanti, sotto una ideale civico vessillo. Ha concesso a nostri concittadini sparsi per tutte le terre emerse di sentirsi, ancora, parte integrante di questa variegata collettività grazie ai sentimenti, ai ricordi e alle suggestioni trasmesse da queste pagine. Ha stupito e commosso molti di costoro che hanno dovuto abbandonare, per esigenze personali, il suolo nativo e ha dato l’opportunità ad essi di gioire con noi nel poter rimembrare. Il mio piccolo e istintivo progetto, col tempo, si è ingigantito e ci ha travolto tutti in un magmatico vortice emozionale che ci ha visto coinvolti in una comunione d’intenti. Ci ha forgiato come famelici e insaziabili ricercatori di memorie, di piccole storie, d’immagini difficilmente reperibili e ci ha fatto apprezzare delle realtà che mai avremmo sognato di poter scoprire, senza questo immane contributo collettivo. Recentemente un mio sogno comincia seppur lentamente ad avverarsi, quello cioè, di ricevere spontaneamente opportune e competenti collaborazioni che mi consentono d’arricchire di notizie inedite il blog, cosa che da solo difficilmente avrei potuto realizzare. Irta di ostacoli rimane, comunque, la strada percorsa e da percorrere. Inizialmente solo pochi hanno intuito le potenzialità della mia idea, il numero di detrattori superava quello dei sostenitori ma, davanti al concretizzarsi di tale imponente scenario comunitario, tanti si sono dovuti ricredere e alcuni di essi oggi sono diventati insaziabili fan del gruppo. Non è mio costume auto celebrarmi, ma come spesso ho ripetuto, se non promuovi il tuo lavoro, anzi il “nostro” lavoro, tutto rimane vano. La divulgazione e la ricerca di nuovi adepti è condizione necessaria ed indispensabile per un ulteriore incremento e miglioramento del certosino lavoro realizzato. Esso necessita per poter crescere, di nuove idee, di ulteriori e competenti contributi se si aspira a raggiungere ambiti traguardi e meritarsi, davvero, il titolo impropriamente ed idealmente acquisito di Museo Digitale della fotografia etnografica mazarese.