Motopesca dell'armatore mazarese Giuseppe Quinci, affondò nel Canale di Sicilia in tempesta il 16 febbraio del 1987 e nessuno dei 19 componenti d'equipaggio riuscì a salvarsi. In quindici (fra cui 14 africani) morirono annegati, mentre gli altri quattro furono trovati assiderati su una scialuppa (in foto il motopesca Garau recuperato successivamente). Furono accusati l'armatore Giuseppe Quinci e Giuseppe Genovese ing. funzionario del Rima (Registro navale di Trapani).
Dal Corriere della Sera 17 luglio 1996 "E dopo nove anni il peschereccio tornò solo: è giallo"
Il peschereccio mazarese "Massimo Garau" misteriosamente scomparso nel canale di Sicilia il 16 febbraio del 1987 e localizzato al largo di capo Bon (Tunisia) e' arrivato ieri nel porto di Trapani. Il peschereccio presenta un grosso squarcio sulla fiancata destra, provocato molto probabilmente dall' impatto con il fondale. Si presume che a bordo vi siano dei resti umani appartenenti ad alcuni membri dell' equipaggio. Le persone imbarcate al momento del naufragio erano 19. Il peschereccio mazarese "Massimo Garau", trasportato da rimorchiatori su una banchina del porto di Trapani, e' stato recuperato grazie all' intervento di un pontone galleggiante. I corpi di quattro dei cinque marinai imbarcati sul peschereccio vennero ritrovati quattro giorni dopo la scomparsa su una scialuppa di salvataggio e la loro morte fu attribuita ad assideramento. Lungo 30 metri, 190 tonnellate di stazza, il "Garau" era partito dal porto mazarese nel febbraio di nove anni fa per una battuta di pesca diretto verso lo stretto di Gibilterra. L' ultimo contatto radio avvenne la mattina del 16 febbraio. Secondo i magistrati gli scopi del viaggio del "Garau" sarebbero stati diversi dalla semplice pesca del gambero ed avrebbero nascosto finalita' illecite. Il "motopesca" sarebbe quindi affondato per cause traumatiche esterne o interne. I magistrati avrebbero ricostruito anche la natura del carico trasportato. A bordo potrebbero esservi anche i resti degli altri 15 uomini d' equipaggio, tutti ghanesi, annegati.
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