27 febbraio 2006

Titta Patti

Era un collaboratore esterno di alcuni notai, per conto dei quali consegnava documenti e avvisi notarili a banche e a privati cittadini. Molto noto all'epoca per il particolare modo gioviale di rapportarsi con il prossimo. 

26 febbraio 2006

Nino La Fata

Una delle creature del Signore più dolce che ho conosciuto. Con lui la Natura è stata impietosa, era affetto da una forma di disabilità intellettiva, con uno sviluppo mentale di un adolescente. Di una sensibilità senza limiti, era diventato, a causa della cattiveria degli uomini, un alcoolista. Aveva in questo fallace modo trovato un'escamotage per baypassare le tristezze che la vita quotidiana gli riservava. 
Ho avuto l'onore di essere stato un suo amico e il suo medico della Mutua. L'ho visto morire solo e abbandonato. Giaceva in un letto su di un materasso sudicio e senza lenzuola, in quanto, chi di dovere, l'aveva lasciato in balia di se stesso. La sua dipartita fu causata da un tumore del tessuto linfatico (ritengo un linfoma del tipo non Hodgkin) che non fu nemmeno tipizzato data la poca disponibilità di mezzi d'allora e a causa dello stato d'indigenza del soggetto. I servizi sociali in quel tempo non erano nemmeno in embrione. L'evoluzione della malattia fu rapida anche a causa sia delle sue compromesse difese immunitarie e sia per una avanzata epatopatia cronica evolutiva alcool dipendente.
Era la disponibilità personificata, non negava un favore a chiunque lo chiedesse. Spesso il misero premio, per quei piccoli servigi, consisteva in un pacchetto di "Alfa" o in un bicchiere di vino che lui gradiva tanto data la sua spiacevole dipendenza. Una volta fui testimone d'una ignobile azione perpetrata da persone  ritenute "rispettabili". Molto spesso, allorchè Nino s'incamminava per far ritorno a casa, abitando in via Favignana, nel quartiere Transmazaro, doveva attraversare il caro vecchio ponte sul fiume e passava davanti allo stabilimento vitivinicolo della Vedova Bini, in via Luigi Vaccara (di fianco al pastificio Diadema e di fronte al Cavallino Rosso).
Lì trovava puntualmente, nel periodo estivo, davanti al cancello dell'azienda, delle persone sedute che conversavano (spesso giocavano a carte nei tavolini del Cavallino Rosso di Vito Marceca) e vedendo passare Ninuzzu lo chiamavano per burlarsi di lui e per fargli raccontare un fatterello o per farlo cantare. La sua voce era diventata perennemente rauca, per le tante sigarette che fumava e per il fatto che cantava a squarciagola, in modo scorretto, e ciò aveva determinato, anche, una brutta laringite cronica. Qualcuno gli mostrava un bicchiere di vino e lui contento subito intonava un motivetto.
In quell'occasione intonò una parodia da lui composta "Sotto il cielo di Campobello", parafrasando la più nota canzonetta (Sotto il cielo di Roma). Io mi trovai a passare in quel frangente (abitavo pochi metri più avanti al n. 36) e vidi Nino che vomitava esageratamente (allora non ero ancora laureato), mi avvicino, gli pongo una mano davanti alla fronte per sostenerlo, gli tolgo il bicchiere dalla mano, ch'era ancora mezzo pieno, e sentendo un odore acre l'odoro, e mi accorgo che si trattava di aceto. Quegli energumeni, per puro divertimento, gli avevano fatto bere quel dannoso intruglio. Lui ormai non riusciva più a distinguere la qualità di quello che ingurgitava o quando se ne accorgeva era troppo tardi. Rimasi molto turbato da tanta gratuita malvagità. Accompagnai Nino a casa e per quella notte il mio sonno non fu quello solito.
Ninuzzu era una creatura mite, amabile, indifesa, vulnerabile, che subì nella sua non lunga esistenza tante cattiverie da uomini e donne, da ragazzi malvagi e da adulti sadici. Capiva perfettamente chi era sincero, chi gli voleva bene, chi lo derideva, chi lo disprezzava, chi lo sfruttava, e la sua tristezza era acuita per l'assenza di chi, mostrando una mancanza di carità cristiana, l'aveva abbandonato senza ritegno, (i suoi parenti erano benestanti). Per cui quasi sempre, nei momenti di lucidità, era triste ed amareggiato, cercava di annegare nell'alcool la sua solitudine. Era anche strabico, e negli ultimi tempi era rimasto senza denti, per cui aveva difficoltà nell'alimentarsi. Quando ti guardava, a causa della sua menomazione, si poneva di fianco per poter fissare con un solo occhio l'interlocutore, assumendo un'aspetto tragi-comico. Io lo considero un martire inconsapevole, bistrattato dalla società di quel tempo, malvagia e crudele. Non l'ho mai dimenticato e sono felice di aver trovato queste foto da pubblicare per non far perdere il ricordo di una creatura umile, indifesa e sfortunata che ha occupato un ruolo sui generis nella nostra comunità. Ho avuto sempre un posto nel mio cuore per Nino. Mi auguro comunque che, lassù, abbia potuto trovare il sereno conforto tra le anime pure come lui!


Elgisa Mattaroccia con i figlioli e Ninuzzu La Fata
Ninuzzu, per me in senso affettuoso. 
Non per quelli che lu chiamavano così in senso dispregiativo, qualcuno anche Nunuzz. babbu, rivelando tutta la loro pochezza mentale.


... in una scampagnata negli anni cinquanta
Pina Mauro, Nino La Fata

Personaggi "particolari"

 Nino Bumma
Antonino Cristadi, fu un grosso personaggio che meriterebbe una pubblicazione a parte , per la sua particolare personalità e per la grande aneddotica che accompagnò della sua esistenza. Purtroppo non ho materiale a sufficienza per farne una trattazione.

Papà Cannolu
Altra figura da approfondire
Nino Catania (Papacannolu) - Nino Romano


Andrea Di Giorgi (peitit viveur)

detto lu baruneddu, con una delle sue tante "conquiste" 
(detto anche piedi dolci) per il suo modo patologico di deambulare


Peppe 'Nnappa

Fu un grande lavoratore  faceva il carrettiere, guidava 'u carru mattu, trasportava merci prevalentemente prodotti ittici, gabbiette di legno per i pescherecci (sposelle), zibibbo e così via. Purtroppo era un alcoolista e spesso si lasciava andare lungo le vie cittadine dando spetacolo di sé, come in questa posa che ho scattato negli anni '70, in corso Umberto I, portandosi dietro una piccola folla che assisteva alle sue esternazioni.

2014 - Vito Eliseo
 ... nipote di Peppe 'Nappa, anche lui a modo suo un personaggio (qui all'interno della panineria di Nocola Bianco in piazza Matteotti)

25 febbraio 2006

Marco Tumbiolo

Assistente tecnico regia, montaggio video presso Movie - Palermo, Operatore video, Montatore, presso Cinevidea - Trapani

Documentarista, Esperto di Comunicazione e Formazione Multimediale presso Dreammedialab - Startupitalia soc coop

per le ulteriori notizie http://www.marcotumbiolo.it/

22 febbraio 2006

Nino Profera

Nino Profera, che oltre ad essere un socio fondatore dell’Associazione Sportiva Dilettantistica Scacco Club Mazara, è anche istruttore, arbitro, simultaneista, divulgatore, organizzatore di eventi e, ovviamente, Direttore del museo! Di professione Infermiere ha dedicato tutto il suo tempo libero (dagli anni '80 ai giorni nostri) alla diffusione di questo Sport, con grande passione e con grandi sacrifici personali. Ha forgiato diverse generazioni di giocatori, che hanno tratto da questo gioco grande aiuto intellettivo per il vissuto personale. Ha realizzato un Museo degli Scacchi.

Il Museo Nazionale degli Scacchi di Mazara del Vallo, sorto per volontà di Nino Profera, è stato inaugurato domenica 29 maggio 2011 alla presenza dei Delegati della F.S.I. e dell'Amministrazione comunale

Agata Di Stefano presidente Scacco Club Mazara, Nino Profera, Giuliano D’Eredità Consigliere Nazionale FSI, Filippo Sileci Presidente Comitato FSI Sicilia e l’Assessore Riccardo La Rosa (Foto di Ester Bucaria)
Una sua dichiarazione sul Museo: "Ho conosciuto gli scacchi nei primi anni ’80, nell’85 abbiamo aperto l’ASD Scacco Club Mazara, ho cominciato a fare l’arbitro e, girando, a raccogliere scacchiere. Gli amici, anche quando viaggiavano, collegavano gli scacchi a me, e mi portavano scacchiere. Ora ne ho quasi 200 da tutto il mondo. Ma una delle cose che mi ha spinto è stata anche una serie di figurine del dado Liebig, dedicata agli scacchi. Da allora non ho fatto altro che raccogliere non solo scacchi ma tutto questo materiale a soggetto scacchistico".

Anch'io ho un buon ricordo del Club Scacchi, che ho frequentato per portare mio figlio Valerio, appassionato di questa disciplina sportiva, che lasciò a causa degli impegni scolastici universitari, pur avendo raggiunto lusinghieri risultati. 

Vincenzo Barracco, Gaspare Di Maria, Rino Martorana, Valerio Catalano