12 ottobre 2014

Ospedale Civico "Abele Ajello"

Breve cronistoria: In antico era la Chiesa che provvedeva ai poveri e gestiva le opere pie.
E' storicamente assodata la presenza di un "Hospitium Episcopi", sito accanto all'antica dimora del vescovo, nella zona volgarmente detta del "Silenzio", dove insisteva l'orfanotrofio di Sant'Agnese (oggi sede di uffici del Comune), nei pressi di un mulino (di proprietà del vescovado) oggi non più esistente. Nel 1416 il vescovo Giovanni La Rosa (1415/1448), dell'ordine dei Minori, inglobò alla sua dimora vecchie case di Matilde, moglie di Teobaldo, donate con atto del 13 giugno 1412.
Quei locali divennero l'Hospitium Episcopi sino al 1583, allorchè, dopo la regia vista di monsignor Francesco Del Pozzo, i locali ormai fatiscenti e inagibili, vennero sostituiti, per ordine del regio visitatore con un nuovo palazzo vescovile nel Piano Maggiore, nei pressi della Cattedrale.
Il vescovo Bernardo Gasc (1579-88) nel 1584 inglobò il palazzo-fortezza della famiglia Chiaromonte, con una parte del vecchio convento di Santa Chiara della Clarisse (trasmigrate a Trapani sin dal 1382 per ordine del re Martino). Nell'antico ospedale venivano accolti i poveri e i pellegrini. Il servizio d'accoglienza e "sanitario" veniva svolto dai Cavalieri Antoniani, insigniti sul petto con un tau di panno celeste. Quest'ultimi provenivano da famiglie nobili e dalla classi  agiate e venivano coadiuvati da donne animate da grande pietà. Il benefico Istituto era ubicato nei pressi di San Basilio e all'Ordine degli Antoniani molti storici riconoscono il merito di aver costituito un prototipo degli Ordini Ospedalieri del Medioevo. Infatti in tutta Europa, sin dal sec. XII si effettuarono numerose fondazioni grazie all'opera dei Benedettini. Si ha storica testimonianza di altri siti adibiti a ricoveri di tale natura, come quello sorto presso la chiesa di Sant'Egidio il Vecchio, nei pressi di Torre Bianca, grazie al rivelo del 1430 dove si evince il contributo caritativo annuale versato dai vescovi di Mazara allo stesso. Di questo ospedale, testimonia lo storico abate Vito Pugliese, un grande stemma in pietra con la croce costantiniana posto nelle mura orientali della città che ne segnalava il luogo. Oggi rimane come memoria la via Sant'Antoninello che unisce il vecchio rione di Torre Bianca con il centro della città. Accanto a questo ospedale sorse il primo Monte di Pietà la cui presenza è da ascriversi all'inzio del sec. XVI. Con l'episcopio si trasferirono anche le opere caritative della chiesa in nuova sede: il Monte di pietà nel 1574 fu affidato alla Confraternita di Sant'Egidio. Nel 1589 nei pressi della chiesa di San Giorgio si aggiunse l'infermeria dei Padri Osservanti alla quale s'unì l'attività assistenziale della Compagnia delle Cinque Piaghe, detta Maria Santissima Immacolata. 
Il vescovo pro tempore Luciano de Rubeis (1589/1602), con atto rogato dal notaio Giacomo Anello del 31 dicembre 1595 fondò l'Opera Pia Ospedale "Santa Lucia" e nel 1596 apprestò a sue spese nuovi localie si diede il via all'Ospedale "Nuovo" che fu portato a termine nel 1657 dal vescovo Giovanni Lozano e coniugò l'attività dell'ospedale vecchio con l'infermeria. Questa struttura sorse nell'area di case della famiglia Torre, accanto alla chiesa di San Giorgio dei Genovesi e la Kanea. All'Ospedale "Santa Lucia" il vescovo Francesco Maria Graffeo (1685/1695) annesse la ruota dei Proietti che dotò di sufficienti rendite per il baliatico (oggi Movimento per la Vita). Le leggi eversive del 1862, che determinarono l'incameramento dei beni ecclesiastici, trasferirono allo Stato la Pia Opera dell'Ospedale Civico di Mazara. La nuova Amministrazione il 7 luglio del 1882 ne approvò lo Statuto, redatto conforme alla legge 3 agosto 1862 e al relativo regolamento del 27 dicembre 1862. Con la legge regionale del 5 luglio del 1949 n. 3 , l'ospedale venne incluso tra le "Unità Ospedaliere Circoscrizionali" per effetto della stessa legge entrarono a far parte del Consiglio d'Amministrazione un rappresentante della Regione Siciliana e due rappresentanti del Comune.
Nella reggenza dell'ospedale si ricordano i nomi del canonico Mariano Ortis, di don Pietro Mirabella e del capitano di giustizia Francesco Centorbi. 
Diventati fatiscenti i locali fu approvato in data 4 febbraio 1958 il progetto per un nuovo ospedale, mentre il completamento di un nuovo padiglione fu approvato il 28 febbraio 1964
 
Questa struttura rimase in funzione fino al 15 gennaio 1968, epoca in cui il Nuovo Ospedale, sebbene fosse ancora incompleto e privo di molti arredi, venne attivato d'urgenza in concomitanza con il terremoto che colpì la Valle del Belìce. Con decreto presidenziale della Regione Siciliana del 17 luglio 1972 venne dichiarato "Ente Ospedaliero Generale di Zona"

Giuseppe Giulio La Grutta (11/12/1868 - 07/02/1950)
Laureatosi in Medicina e Chirurgia nell'ateneo palermitano, continua a frequentare per alcuni anni la Clinica Chirurgica diretta dal prof. Tanzini che lo stimava a tal punto da chiedergli di seguirlo a Pavia in occasione del suo trasferimento in quella sede. Non accetta l'invito del maestro per motivi economici e ritorna a Mazara dove risiede la famiglia e dove inizia l'attività professionale, che riguarda tutti i settori della Medicina, con una particolare propensione per la chirurgia. E' geniale sostenitore del metodo antisettico (propugnato dal Lister nel 1867), che, insieme alle non comuni capacità operatorie, è motivo del suo successo professionale. Nei primi anni trenta diventa direttore dell'Ospedale Civico e rimane in carica sino al 1945. Partecipa alla vita pubblica quale assessore alla Pubblica Istruzione, provvedendo alla fornitura dei banchi per la scuola Elementare e promuovendo l'istituzione dell'Asilo per l'infanzia.
Il 30/12/1998 l'Amministrazione dell'Ospedale Abele Ajello gl'intitola la Divisione di Chirurgia con la seguente motivazione incisa su tavola di bronzo: 
"Al dottor Giuseppe La Grutta, insigne cultore di mediche discipline, chirurgo
valente e geniale, sostenitore, tra i primi, del metodo antisettico,
per il suo impegno nella civica sanità l'amministrazione pose" 


Sposò Maria Lucia Favata del dottor Carmelo (uno dei pochi medici dell'epoca) nata a Mazara il 13/12/1877 morta il 12/7/1943 (unica vittima del bombardamento anglo-americano a Mazara durante la II guerra mondiale). Ebbe due figli: Ludovico, Carmelo  

17/11/1935 - Villa Giulia (PA) 


10/04/1859 - 17/10/1940

Abele Ajello 
Diplomatosi al liceo classico di Mazara del Vallo, si iscrisse alla facoltà di Medicina e frequentò le università di Pavia, Torino e Napoli. Qui conseguì la laurea in Medicina e Chirurgia nel 1887[2]. Si specializzò quindi in anatomia patologica e in chirurgia[1].
La sua carriera ebbe inizio a Palermo, dove entrò a far parte del servizio di guardia dell'Ospedale della Concezione, operando contemporaneamente presso la clinica chirurgica del prof. Vincenzo Marchesano e presso l'istituto di anatomia patologica del prof. Santi Sirena[2].
Nel 1892 venne chiamato dal prof. Iginio Tansini, suo maestro a Pavia, che aveva intanto ottenuto il trasferimento a Palermo, a ricoprire l'incarico di primo aiuto della clinica chirurgica dell'università. Lasciata la carriera universitaria per intraprendere quella ospedaliera, continuò la sua opera in qualità di chirurgo primario dell'Ospedale San Saverio di Palermo dove, nel dicembre 1906, primo in Italia, effettuò un intervento di sutura miocardica, su un paziente che aveva subito un trauma toracico. Questo evento è ricordato in una lapide muraria che si trova nell'ospedale di Mazara del Vallo, a lui intitolato il 9 febbraio 1969.
«Il giorno 9 febbraio 1969, in solenne pubblica cerimonia, per unanime designazione, questo Ospedale fu intitolato a Abele Ajello, a ricordo perenne e ad onore del Concittadino, Chirurgo insigne, che nel 1906 con grande ardimento e successo aprì la via alla chirurgia del cuore»
Durante la guerra italo-turca fu incaricato della direzione chirurgica degli ospedali militari di Palermo. Per i suoi meriti venne insignito della medaglia d'oro al merito della salute pubblica.
Lasciò numerose pubblicazioni di patologia, di anatomia patologica, di batteriologia, di tecnica operatoria.




Vincenzo Ingraldo - (1903- 5/12/1977)
(Direttore sanitario per tanti anni, fu anche medico della Mutua)


15/8/1903 - 20/05/ 1977

Luciano Tumbiolo (laurea a Palermo 1928)
(Direttore della locale Stazione Antimalarica negli anni '50, pioniere dell'Anestesiologia
nel nostro nosocomio, medico della Mutua con 49 anni di attività)


22/8/1924 (Termezzo BZ)
Raffaele Caravaglios (Primario Radiologo) - Laurea PA 1949)

Giuseppe D'Ancona (18/11/1929 - 3/3/!971)

Il prof. Giuseppe D'Ancona, libero docente in Patologia chirurgica e Semeiotica hirurgica, allievo del prof. Latteri, fu per anni primario chirurgo a Mazara del Vallo. Per la nostra generazione di medici fu un modello di riferimento sia sul piano umano sia su quello professionale, un vero maestro di vita. Per me, in particolare, fu un grande amico e un fratello maggiore. Non potrò mai dimenticare i fatidici giorni del terremoto del 1968, che colpì duramente i paesi della Valle del Belìce. L'ospedale Abele Ajello era ancora incompleto, mancava acqua, luce e gran parte dell'arredamento, pertanto il nosocomio funzionate era il vecchio decrepito Ospedale Civico, ubicato nel centro storico, piccolo, scomodo e ormai insufficiente per le crescenti esigenze di una cittadina come la nostra. La burocrazia vergognosa che incombe da sempre sul Bel Paese, ulteriormente appesantita da quella più astrusa ed assurda della nostra regione, ne rallentava il completamento e ne impediva l'apertura, pensate che la pianta planimetrica risaliva a vent'anni prima della data d'inaugurazione, praticamente era già vecchio prima di entrare in funzione e il Pronto Soccorso era staccato dal corpo principale dell'edificio ed era ubicato a primo piano, senza ascensore, dove era la prima camera mortuaria. Fu proprio il prof. D'Ancona a impedire che si realizzasse quello sconcio e far "adattare" il Pronto Soccorso nei locali dove risiede attualmente, che non è l'ideale però rispetto al precedente...! Il prof. prendendo a balzo l'inaspettata occasione, chiamò a raccolta un manipolo di amici e nottetempo organizzò la trasmigrazione "abusiva" dei malati dal vecchio al nuovo edificio. Fu una pagina bellissima e turbolenta della epopea cittadina. Io, non ancora laureato, arrivai subito dopo da Palermo e mi misi al lavoro assieme a tutti i volontari disponibili operando con i centri di accoglienza dei terremotati diretti e coordinati dal dr Ulisse Vernaccini e facevo la spola tra questi e l'ospedale. Il primario chirurgo per settimane non lasciò il posto di lavoro e operò ininterrottamente per giorni, riposandosi per poche ore, quando poteva. Continuò ad operare pure dopo un infortunio che lo costrinse a rallentare gl'impegni (scivolò nella doccia e si fratturò alcune costole). Non lo vidi mai stanco e batté tutti noi, più giovani, in efficienza e in resistenza. Io frequentai il suo reparto sino alla soglia della laurea, perché poi, gli esiti di un un tragico incidente d'auto lo condussero ad una morte "assurda" il 3 marzo 1971. Fu una tragedia per l'intera comunità, una perdita incolmabile, sia per il venir meno di cotanto uomo, ma soprattutto per la perdita di un valente chirurgo che esplicò la sua attività adattandosi, per esigenze oggettive, in diverse branche (chirurgia generale, ortopedia e ginecologia, dovettero poi sostituirlo con tre primari chirurghi delle varie branche). Ebbi l'onore, in quanto presidente pro tempore dell'Accademia Medico Chirurgica Mazarese, di chiedere ed ottenere l'intitolazione a suo nome dell'Auditorium del nuovo Ospedale, che fu ufficializzata il 3 Marzo del 1992, durante una commovente e partecipata manifestazione. Non ho foto di quei meravigliosi giorni, ma grazie ad un amico e per sua gentile concessione ho poche immagini che pubblico e che si riferiscono ad uno del rari momenti di relax tipici dell'epoca.

Franco Ferro, Carmelo Stella, Francesco Grassa, Luciano Tumbiolo, Nino Patti, Vincenzo Vilardo, Gaspare Lupo, Franco Tumbiolo


Si era soliti organizzare 'u "schiticchio in posti di campagna o addirittura nelle "mànnare" tra colleghi di lavoro ed amici. Nella foto si notano, partendo da sin. il dr Gaspare Lupo (preso a mettà), l'infermiere Francesco Ferro, il prof. Giuseppe D'Ancona, il fotografo Pino La Bianca (peri di chiummu), Vincenzo Lanza, ?, il dr Vincenzo Ingraldo (direttore dldell'Ospedale), Francesco Tumbiolo (detto Francolino), il sig. Leonardo Emmola.


Vincenzo Vilardo (primario di ginecologia), dottor Luciano Tumbiolo (1903/1977, detto zio Lucio, pioniere dell'Anestesia a Mazara, usava protossito d'azoto ed etere), il dr Ciccio Asaro (detto, ammazzapatri, avvocato), Franco Tumbiolo (francolino), Salvatore Basilio, il dr Carmelo Stella (assistente di Medicina), il dr Nino Patti (assistente di chirurgia).
In piedi: Ciccio Ferro (infermiere) e Pino Denaro (inserviente e valente cuoco)



Avv. Ciccio Asaro, Vincenzo Lanza, ?, il dr Enzo Ingraldo, il dr Carmelo Stella, il Sig. Nardino Emmola, l'ass.re comunale Alfredo La Vigna e in piedi Salvatore Basilio e Franco Tumbiolo (francolino)
Franco Ferro, Vincenzo Lanza (commerciante di pesci e ristoratore, proprietario del mitico "Pesciolino Rosso", Franco Tumbiolo e Carmelo Stella

Giuseppe Alestra - 2/1/1932 - 2017


... in pensione

Primario di Chirurgia


21/12/1934
Vito Ubaldino (primario di Oculistica)

1963 - Ospedale "Vecchio"
Il prof. Giuseppe D'Ancona durante una seduta operatoria, assistito da Gaspare Lupo, Carmelo Stella (assistente di Medicina, 1/11/1930) osserva l'intervento 


Nino Patti (1//2/1933 assistente di Chirurgia e Medico di Famiglia), Carmelo Stella (assistente di Medicina e Medico di Famiglia)

Ospedale Vecchio - Medici in finta azione
Questa foto è un "falsa testimonianza di attività professionale" e vi spiego perchè: il falso malato è l'infermiere Salvatore Alagna, l'infermiera è la sig.ra Maria Margeri e il fotografo è quasi sicuramente "peri di chiummu" (alias Pino La Bianca). La scenetta è stata costruita ad hoc per realizzare una foto ricordo e far vedere in azione i medici, in questo caso una finta azione. Infatti nessuno fa niente di "tecnico" tranne tenere un batuffolo (tra l'altro sono in due a fare la medesima azione) e nessuno ha i regolamentari guanti sterili, la posizione strategica ce l'ha l'infermiera e non il medico. Rimane comunque una gran bella testimonianza!


Anni Sessanta
Enzo Ingraldo (direttore sanitario), Vittorio Decimo (Consorzio Agrario Tp e consigliere dell'Ospedale Abele Ajello), Pino Garraffa (Presidente dell'Ordine)


Anni Settanta
18/1/1940 (laurea a Modena 1971)
1971 - Angelo Catania, assistente di ortopedia  (poi diventato primario del reparto)


1972 - Reparto di Medicina

Giuseppa Costa (inserviente), Caterina Ingargiola (infermiera), Anna Margeri (inserviente), Tranchida, (ostetrica), suor Antonietta (dopo il collocamento in pensione, si ritirò nel Convento di clausura di san Michele), Vito Parrinello (infermiere in pensione), Vincenzo Titone (infermiere), Giovanni Truglio (inserviente)

1973
Pino Catalano (assistente di chirurgia generale, laurea a PA 1971)) con Pietro D'Amico, primario anestesista dell'Ospedale Abele Ajello (13/2/1937 - laurea PA 1966) . Un caro amico con il quale ho condiviso tanti difficili ed esaltanti momenti.E' stato una colonna portante del nostro nosocomio e consentì, con la sua notevole competenza e con la sua totale e incessante dedizione professionale, a far fare un salto di qualità alla anestesiologia mazarese e conseguentemente, anche, alla chirurgia locale. Una persona d'altri tempi. A lui nel mese di Aprile del 2011 è stato intitolato il Complesso Operatorio.


5/4/1940 - 21/04/2016 (laurea Roma 1968)
 1975 - Tonino Salvo (primario dei Servizi di Analisi cliniche)


Lucio Saladino (anestesista), Totò Mantia (cardiologo), Francesco de Martino (portiere)


1975 - Le inutili riunioni sindacali dell'ANAAO 

(contavamo quanto il due di briscola). Sono stato per 5 anni segretario del sindacato
Giovanni Marino (assistente di Medicina) - Lucio Saladino (aiuto anestesista)

... dopo la riunione

Pino Casano ( 5/2/41 -pediatra), Totò Mantia (cardiologo), ?, Pino Colletti (assistente chirurgia), Lucio Saladino (anestesista), Cosimo Pulizzi (assistente di medicina)


Pino Casano (ass.di Pediatria), Pino Catalano (ass.te di Chirurgia e segretario del sindacato ANAAO), ?, Pino Colletti (ass.te di Chirurgia), Lucio Saladino (aiuto di Anestesiologia), Cosimo Pulizzi (ass.te di Medicina)

1975 - In attesa di andare in sala operatoria
Rubino (impiegato), Peppe Alestra (primario chirurgo), Gaspare Lupo (aiuto), Salvatore Alagna (infermiere)


Peppe Alestra - Gaspare Lupo

Preparazione del materiale da sterilizzare

Giovanna Gandolfo (ferrista)



Giovanna Gandolfo (ferrista) - Rubino (impiegato)

(24/3/1935)

Gaspare Lupo

Nuovo Ospedale via Salemi - Gaspare Lupo

Aiuto del Reparto di Chirurgia, di guardia al Pronto Soccorso. Allora il Pronto Soccorso non aveva personale autonomo e i medici di reparto facevano, anche, i turni di guardia (tranne i primari)


1977 -  Pizzeria Katiuscia (di Enzo Calafato in corso A. Diaza) - Con le consorti in pizzeria  
Luigi Lupo, Giuseppina Colletti, Giovanna Alessi, Anna Maria Massara, Angela Manciaracina, Pietro D'Amico, Gaspare Lupo, Lucio Saladino. Pino Colletti



A sinistra s'intravede il gestore Enzo Calafato - Pino Catalano



Giuseppe Alestra (ispettore della Plasmon), Cristina Ventimiglia, Pietro Di Liberto col figlio Massimo, (assistente di Chirurgia), Lucio Saladino (anestesista)


1977 - Pino Catalano - Jimmy Cammarata

In volo per Lampedusa. Eravamo un team in missione esplorativa all'Ospedale dell'isola, per un tentativo di gemellaggio con il nosocomio mazarese, che mai avvenne. Jimmy, infermiere di sala operatoria, deceduto all'età di 38 anni per una improvvisa rottura di un aneurisma cerebrale, era anche, per passione, un cameramen e con lui realizzai molte trasmissioni su RTM (Radio Televisione Mediterranea), la prima emittente televisiva di Mazara del Vallo, con il programma da me ideato, diretto e presentato, intitolato BYPASS, che molto successo riscosse a quei tempi. Andò in onda per undici puntate e poi per macroscopica miopia dei gestori dell'emittente, non mi accordarono le mie richieste e io non volli più continuare. A lui era affidato il compito di fare le riprese, nella nostra sala operatoria, degli interventi chirurgici che poi trasmettevamo in TV.


... con altri passeggieri




Goffredo Vaccaro (anestesista) - Giuseppe Alestra (primario di chirurgia)


Un gruppo di saniatri dell'Abele Ajello

Don Vincenzo Sammartano (cappellano), Vincenzo Ingraldo (direttore sanitario e primario di Medicina), Ciccio Salvo (amministratore), mons. Pietro Foraci (vicario generale), Giuseppe Alestra (primario Chirurgia), Nino Adamo (primario Pediatria), Pietro D'Amico (primario di Anestesia)


Ciccio Salvo, Pietro Foraci, Enzo Ingraldo, Peppe Alestra, Pietro D'Amico, Nino Adamo, Pino Casano





Pino Casano, Nino Adamo, Gaetano Giacalone, Gaspare Lupo, Peppe Alestra, Enzo Ingraldo, Benedetto Bianco, Gaspare Russo, Gaspare De Vita, Giovanni Marino

Reparto di Pediatria
Silvana Cusimano, Nino Adamo (primario di Pediatria uscente),
Nino Moceri (primario subentrante), Mimma Parisi


Nino Adamo, La Bianca, Nino Moceri

Reparto di Oculistica

Diego Mulè (1933), Fabio Scaglione, Mimmo Romagnosi, Vito Ubaldino (1934 - primario)

1989 inaugurazione dell'UTIC

Viene inaugurata nel nostro nosocomio l'Unità di Terapia Inyensiva Coronarica
Nicolò Di Giovanni (responsabile), Vittorio Guzzo, Liliana Maltese, ?, Gaspare Marino



1951 - 2014

Gaspare Scilabra - Cardiologo


in Reparto



Suor Valentina Buttita (al secolo Anna) delle Figlie della Misericordia e della Croce


Cinquant'anni di fede e di servizio (15 marzo 2012)
Il nome scelto per la vita consacrata, già faceva presagire il suo carattere gioviale e frizzante. Divenne, infatti, una suora dinamica che col suo sorriso sempre aperto e con la sua pronta disponibilità si è resa presto simpatica a tutti. Una qualità non comune ed essenziale se rapportata al doppio ruolo esercitato, quello di suora e quello di caposala in un luogo pieno di sofferenza e di umane insidie come un'ospedale pubblico. Il suo modo di fare ha contribuito ad alimentare nei collaboratori quella “cultura del dono e del donarsi” che va al di là del semplice atto formale diventando, sempre più, un punto di riferimento insostituibile nel nostro piccolo-borghese ambiente sanitario. Io, nella qualità di giovane assistente, ho vissuto quotidianamente accanto a lei, nello stesso Reparto di Chirurgia, per diversi anni, tra noi si era creato un feeling particolare, legato alla reciproca stima umana e professionale. Sono stato bene con lei, oltre che per esigenze legate alla nostra attività, anche per motivi strettamente personali. Essa non mancò mai di sostenermi in quel delicato e difficile  quel tram tram quotidiano, riconoscendo la mie buone intenzioni e le enormi  difficoltà nell'operare in un clima tutt'altro che facile. Ho un buon ricordo di lei sia come persona che come top manager, infatti non si occupava solo del reparto in quanto caposala ma era, anche, il punto di riferimento dell'intero servizio di solidarietà del nosocomio, ruolo che ella ricoprì sempre al meglio, sino a quando le condizioni di salute glielo permisero. Per queste sue innate qualità i suoi superiori la nominarono, in seguito, Madre Superiora, altro gravoso e ulteriore incarico che essa svolse con molta dignità e autorevolezza. Data la sua grande capacità diplomatica riuscì a creare un buon rapporto con le consorelle degli altri ordini religiosi della città, in modo particolare con le suore benedettine del Convento di Clausura di San Michele. Divenne amica anche della mia compianta suocera che, in quanto a religiosità, non era seconda a nessuno, con lei si trovava in perfetta sintonia e quando potevano s'incontravano in gioiosa amicizia. Ha attraversato durante la sua vita molte difficoltà per il suo cagionevole stato di salute, ma ha affrontato i disagi con dignità e forza d'animo e anche se, con qualche umana titubanza, non ha mai demorso. Mi è molto dispiaciuto quando ho appreso che le suore non operano più in Ospedale, perchè il servizio agli ammalati non è semplicemente un impegno di ordine sociale e morale, non è soltanto il frutto di una sensibilità umana che cerca di sopperire alle carenze nelle strutture pubbliche, ma è soprattutto il frutto di una chiamata, è il modo con il quale il legame e lo sguardo su Cristo, si fa ogni giorno reale e concreto. Solo ai religiosi si può chiedere questo tipo di sacrificio e totale dedizione che, ad altri comuni mortali risulta oltremodo difficile da concretizzare. Un qualunque cinquantesimo anniversario è di per sé un momento di profonda riflessione per tutti e di grandi soddisfazioni per quello che si è riusciti a fare per sé, per la famiglia e per la comunità. Quando poi siffatta meta è raggiunta da persone che hanno deciso di dare tutte se stesse al servizio del Regno di Dio e alla elevazione spirituale dei fratelli, allora l’appuntamento riveste carattere di eccezionalità e di ulteriore gioia. Grazie suor Valentina, rimarrà sempre nei nostri cuori!


Suor Valentina Buttitta


Direttore Amministrativo Natale Gallo
Il giorno del suo pensionamento
Suor Valentina Buttitta, Enzo Casciano, Giovanni Castiglione, Antonino Tumbarello,
Paolo Sammartano (collaboratore scientifico)



Il seguente commento dell'amico Gaspare Paladino, poiché è lungo, e non può essere contenuto nello spazio dedicato ai commenti lo pubblico quì:

Caro Pino, ho visto in questo momento l'intero servizio dedicato all'ospedale di Mazara e alla sua storia. Forse saprai che le difficoltà a rendere operativa la nuova struttura ospedaliera erano dovute ad una sorta di "rallentamento voluto" e non a caso. Intrighi di politici e politicanti della locale cordata DC avevano tentato addirittura di far classificare la nuova struttura come un padiglione del vecchio ospedale fatiscente. La legge regionale che aveva istituito i presidi ospedalieri circoscrizionalI prevedeva che quella struttura fosse inquadrata in Ospedale Circoscrizionale di pubblica utilità mentre il Vecchio Ospedale era una "Opera Pia". La legge prevedeva che, ove esistessero vecchie strutture aospedaliere queste fossero ampliate secondo le nuove esigenze fermo restante la figura giuridica di Opera Pia Ospedaliera e quindi la natura privata del nosocomio. Come certo saprai il vecchio ospedale era di proprietà della diocesi e presidente era lo stesso Vescovo di Mazara e il Consiglio di Amministrazione da questo nominato. L'assurdità della pretesa promossa e sostenuta dall'enturage D.C. era palesemente diretta a mantenere un potere esclusivo che non avrebbe perso gli interessi privati oltre che della Diocesi anche quelli del "Circolo Mokarta" tanto pere capirci ( è appena il caso di ricordare che sindaco della città era l'avv. Elio Pernice del P.C.I.) In quel tempo ero il corrispondente da Mazara del giornale L'Ora e pensai che la cosa non potesse andare come una certa parte dei politici mazaresi sperava. Forse ricorderai ( anche se all'ora eri ancora al liceo) che Primario (un eufemismo?) era il Prof. Lo Cascio chirurgo palermitano di grande valore professionale e dalla mentalità laica. il Presidente dell'Opera Pia era il segretario del Liceo Classico Ciccio Salvo e direttore amministrativo (si fa per dire) era il mio maestro delle elementari Vincenzo Zerillo. (A questo insegnate elementare per il quale nutrivo un sincero affetto giocai un tiro mancino con l'adozione della spegiudicata tecnica giornalistica: gli chiesi se mi poteva far vedere il progetto e lui, in prima istanza, rifiutò ma poi, dopo essermi impeganto a non frotografare il progetto mi fece vedere solo la pagina dove si vedeva in assionometria il prospetto dell'ospedale che io, in redazione, ricostruii a memoria con buona approssimazione e che fu pubbliata del giornale dopo che avevo realizzato il lucido). Decisi di fare un'inchiesta per capire cosa rallentasse la soluzione, in base alla legge regionale, che non poteva in alcun modo violare l'evidenza e la natura del costruendo ospedale che non poteva essere considerato un padiglione di ampliamento del vecchio. Con la data tipica dei quotidiani della sera che si pubblicavano con due giorni il Mercoledì 25 e Giovedi 26, Febraio del 1959 uscì la prima puntata della mia inchiesta. La puntata aveva un titolo a grandi caratteri: " Che cosa succede - all'Ospedale di Mazara? e la seconda puntata vedeva pubblicata la foto del prof. Lo Cascio mentre rispondeva alle mie domande esordendo così: "Non consideratevi di essere in un Ospedale ma in un Fondaco dove si fa chirurgia". Continuava Lo Cascio "Io credo che il nostro ospedale, a parte l'assoluta deficienza dei locali, che tra l'altro, non offrono alcuna possibilità di ampliamenteo perchè non c'è l'area disponibile, è abbastanza attrezzato in quanto disponiamo di un apparecchio per l'anestesia a circuito chiuso lasciatoci dagli Americani" (notai il senso dell'umor). Ad una mia domanda relativa alla dirigenza in quei giorni affidata ad un commissario rispondeva: "Mi sembra che sia giusto aver affidato la gestione ad un commissario perchè cosi la soluzione consente una maggior snellezza nell'adottare i necessari provvedimenti. Mi sembra però che alla vecchia gestione vada un riconoscimento nell'esercizio dell'attività amministrativa" quando gli feci notare che l'art. 3 della legge (5 luglio 1949) parlava di nuovi ospedali e solo di eventuale amplamento, il dott. Lo Cascio ricordo ancora, dopo una pausa, mi disse che non era lui la persona che avrebbe dovuto darmi la risposta. L'inchiesta andò avanti per diverse puntate nel corso delle quali furono intervistati alcuni (allora giovani) medici : Anfrea Sorrentino, Benedetto Bianco e altri che hanno chiesto l'anonimato. Si concluse sul L'Ora del Mercoledì 4.Giovedì 5. Marzo 1959 con questo "occhiello": cosa succede all'ospedale di Mazara e con il titolo “Conclusioni dell'inchiesta”. Le foto che hai pubblicato mostrano molti carssimi amici oggei scomparsi da Nino Patti mio compagno dagli elementari a Carmelo Stella, da Gaspare Lupo a Vito Ubaldino che riconosco solo in una foto di gruppo ma che ha perso il soma di quando era riccioluto e biondiccio, altri medici come D'ancona e Ingraldo, e personaggi come peri di chiummu e Francolino. Ancora una volta mi sembra di essere diventato una sorta di testimone epocale. Ma come hai capito mi ci trovo bene. (Gaspare Paladino)