09 dicembre 2006

La Mazara che va scomparendo

Oltre alla Mazara scomparsa c'è la Mazara che sta inesorabilmente scomparendo




L'esempio tipico è la statua di San Vito a mare

Nei primi del Novecento



La statua come appariva negli anni '30




...come appare oggi.
Ogni commento è affidato alla libera interpretazione dell'osservatore

Vuole un’ antica tradizione, verosimilmente leggendaria, che la statua lapidea di San Vito sia stata costruita sopra un cratere di uno dei tanti piccoli vulcani sottomarini della zona. Si sconoscono la data di edificazione del monumento e il nome dello scultore. La storiografia locale ha attribuito e, forse, attribuisce ancora l’opera allo scultore palermitano Filippo Pennino. Niente di più sbagliato. Infatti a pag. 406 dell’Atlante storico della Sicilia di L. Dufour troviamo una pianta della nostra città, Plan et vue de Mazzara del 1719, di G. de Bauffe, che riporta chiaramente la statua di San Vito a Mare. E lo scultore Filippo Pennino nel 1719 non era ancora nato (1755 o 1733). G. de Bauffe era un ingegnere militare al servizio dell’armata spagnola accampata nei pressi di Castelvetrano, durante la guerra di Successione in Sicilia tra Austria e Spagna. In missione di spionaggio, eseguì uno schizzo della città dalla parte settentrionale, evidenziando chiaramente la Porta Palermo, il castello e la Porta Mokarta, gli edifici religiosi, lo sfondo del mare e la statua di San Vito. Quindi, nel 1719, la statua era esistente e rimane da dimostrare l’anno della sua edificazione. Il monumento alla foce del Mazaro, in dura pietra calcarenitica, presenta ai suoi quattro lati, per volontà dei suoi concittadini, quattro distici con i quali si rinnova al Santo la richiesta di protezione. Per motivi di brevità ne riportiamo solo due. Sul lato del piedistallo, antistante la città, è riportata la seguente iscrizione:
Dive mari terraeque praees, dominaris utrisque
Sint procul hinc fluctus, fit procul inde tremor.
(A Te, o Santo, la cura del mare e della terra, domina su entrambi; stiano lontano da qui le tempeste, stia lontano da qui il terremoto). Sul lato posteriore del monumento si rileva: Si pestis caelum minitatur, Dive, flagella:
Hoc procul a patria, tu quoque pelle malum.
( Se il cielo minaccia il flagello della peste, o Santo, tieni questo malanno lontano dalla tua patria ).
Da secoli, ogni mattina, ancor prima dell’alba, sfilando con le fragili barchette dalle bianche vele, davanti alla statua del Protettore, i pescatori potevano rivolgere al Santo un pensiero o una preghiera per essere preservati dalle immancabili tempeste. Nel ‘Settecento, Ottocento e nei primi decenni del Novecento la povertà dei pescatori, infatti, era tale che la sopravvivenza era assicurata solo dal lavoro giornaliero da intraprendere anche quando il tempo non si mostrava favorevole. La battaglia contro l’inclemenza del tempo, soprattutto nei mesi invernali di febbraio e marzo, era quasi una costante. Il vento improvviso e le trombe d’aria, le temute draunare, provocavano frequentemente il rovesciamento delle barche, l’annegamento dei pescatori, talora con mancata restituzione dei corpi esanimi sui quali i familiari potessero versare lacrime consolatrici. E nei momenti disperati durante il naufragio come in quello di uscita dal porto, il pensiero le mute preghiere lo sguardo dei pescatori erano rivolti al loro Protettore, lì alla foce del fiume, a quella statua lapidea collocata da secoli sulla roccia e sull’acqua, unica loro difesa, eterno conforto e immutabile speranza. Adesso gli abitanti hanno forse dimenticato il passato ed accettano di vedere una statua “accupunata”. (Commento di Enzo Gancitano)

Il vecchio Ospedale



In antico era la chiesa che provvedeva ai poveri e curava le opere pie. Il vescovo Giovanni La Rosa (1415-1448) fondò il vecchio ospedale di Mazara e Girolamo Termini lo dotò delle strutture sanitarie. Prima di allora i malati pare venissero curati nello stesso palazzo vescovile. Luciano de Rubeis (1589-1602) gli diede una nuova sede e Giovanni Lozano (1656-1668) lo rese più efficiente.

Oggi la struttura del Vecchio Ospedale, dopo essere stata consolidata per i danni subiti dal terremoto del 1968, è di proprietà dell'Azienda Sanitaria Locale 9 di Trapani, che l'ha abbandonata al suo inesorabile destino, cioè alla progressiva rovina. Non si riesce a capire come la "politica" non riesca ad utilizzare una struttura di tale importanza, che darebbe anche vitalità ad un centro storico in continuo degrado.


... a proposito di centro storico


Come si fa a consentire il degrado di quelle poche cose belle che sono rimaste? i proprietari la amministrazione, che in paese civile interverrebbe d'ufficio al recupero dei Beni Ambientali, si commuovono davanti a queste immagini che ogni giorno cadono sotto i nostri occhi e degli allibiti e sempre più rari turisti che hanno la sfortuna di visitare la nostra città. E la sovrintendenza che sempre fa proclami nelle conferenze di servizio dov'è? Forse si aspetta un intervento divino, perchè gli uomini hanno altri interessi da curare, economicamente più interessanti.
Il degrado è tale e tanto che ormai nessuno si chiede più di chi sono le colpe, chi si deve occupare di questo, perchè le autorità, non solo cittadine, non intervengono. Forse si aspetta che vengano gli extraterresti?



Piazza Matteotti e corso Umberto I°

Che fine hanno fatto?

... questo balcone


... e questa statua di San Antonio da Paola?
Era ubicata in un angolo del palazzo dove vi era l'atelier fotografico di Francesco Boscarino (vedi Sotto)


Corso Umberto I°




Il termometro dell'abbandono


Ecco come erano i bellissimi leoni della Villa Jolanda negli anni sessanta


... andate a visionarli adesso

La Mazara Peggiorata


La bella Statua del milite ignoto, monumento ai caduti nella I guerra Mondiale
Commissionata da un apposito Comitato presieduto dal canonico Giuseppe Severino (fondatore dell'Ospizio di Mendicità, e, presidente dell'associazione Mutilati di Mazara) allo scultore romano Bentivegna. Essa fu realizzata per il perenne ricordo dei 288 caduti mazaresi durante la prima guerra mondiale (1915/18). La bella statua di bronzo, ubicata nella villa Garibaldi, volutamente dirimpetto al mar Mediterraneo era di pregevole fattura, venne rimossa durante la seconda guerra mondiale perchè doveva servire a realizzare cannoni. Trasportata in un primo momento a Sciacca di essa si sono perdute le tracce. L'amministrazione Vella ha commissionato allo scultore mazarese Disma Tumminello una nuova statua in sostituzione della precedente.


Foto dei lavori di realizzazione del monumento ai caduti dalla Impresa Signorello






Che differenza!

Ai posteri l'ardua sentenza!

2 commenti:

Ninny Marrone ha detto...

Mazara forever: magia del tempo passato...

Enzo gunnella ha detto...

Nonostante l'incuria, nonostante il disvalore espresso dall'insensibilità dei nostri amministratori, nonostante il perdurante stato di abbandono che vive la nostra città, la statua di San Vito a mare "guarda" lontano.. .verso un orizzonte di speranza... diverso, migliore...