5/02/1970 - Un ritaglio del giornale Il Vespro, che ricorda dopo sei anni la tragedia del mare che colpì il motopesca e il suo equipaggio. Allora l'avvenimento mi colpì più delle altri eventi luttuosi che colpirono la marineria mazarese perchè, oltre alla giovane età dei componenti del team di pesca, ero buon amico d'infanzia di Ignazio Bono. In seguito ebbi l'onore di essere il medico curante della famiglia Bono ed ho potuto constatare, in prima persona, che il dolore per quella immane perdita accompagnò per tutta la sua esistenza l'armatore, nonchè padre, d'Ignazio, lu zu Vitu, come io confidenzialmente lo chiamavo. Spesso nel mio studio, quando veniva a trovarmi per motivi di salute, dopo aver esaudito le sue richieste professionali, prima di andar via, senza nemmeno aprir bocca, gli spuntavano le lacrime agli occhi e io capivo il suo angoscioso messaggio, e mi salutava col suo affettuoso "ciau figghu me" e andava via! Questo avvenne per circa trent'anni, sino alla sua dipartita. Non potrò mai dimenticarlo!
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