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21 aprile 2009

Il Capitolo della Cattedrale

Il termine Capitolo dal latino caput, nella sua forma diminuitiva capitulum, tra i vari significati del termine nella sua accezione giuridica nel codice di Diritto canonico del 1917, stava ad indicare un collegio di sacerdoti istituito per rendere più solenne il culto divino, per assistere il vescovo come senato o consiglio diocesano e per supplirlo, durante la sede vacante, nel governo della diocesi.
La sua origine affonda le sue radici nell'età normanna. La sua istituzione coincide con la fondazione del vescovado nell'ottobre del 1093 ad opera del conte Ruggero, sotto il pontificato di Urbano II.
Come tutti i Capitoli, sorti in epoca normanna, in origine i canonici vivevano "de mensa comune" con il vescovo che aveva sede a Mazara. In seguito, sorte le prebende (beneficio ecclesiastico e rendita che ne deriva), del vescovo Marco La Cava si aggiunse quella di Tesoriere, il 7/11/1610.si istituirono i benefici perpetui. Il Capitolo si può considerare la prima istituzione pubblica, subito dopo l'avvento dei Normanni. In origine contava di dodici canonici con tre dignità: Ciantro, Arcidiacono e Decano. Durante il governo del vescovo Marco la Cava, si aggiunse una quarta Dignità: il Tesoriere (il 7 nov. 1610). A ciascuna Dignità in seguito fu annesso un canonicato con relative rendite e gravezze.
La prima Dignità è la Ciantria, alla quale fu annesso il canonicato detto della Maddalena. Il Ciantro (o Cantore), dignità di regia fondazione, presiede a tutti i canonici e al clero, nel Coro e nelle Processioni. Occupa il primo posto o stallo del Coro; nelle processioni partecipa con piviale e mitra.
L'Arcidiacono, con il beneficio detto di "San Pietro in Cantarro e Gilletto". è la seconda Dignità detta "oculus Episcopi". Ogni anno il mercoledì delle ceneri, nelle ore del mattino tutti macellai della città dovevano presentarsi in Curia dall'arcidiacono con i coltelli del loro mestiere e le chiavi delle loro macellerie per rinnovare formalmente la promessa di rispettare e far rispettare il precetto di astenersi dalle carni nel periodo quaresimale e del digiuno.

La terza e la quarta Dignità, Decanato e Tesorierato, con annessi canonicati dell'ordine presbiterale, non esistono come "dignitates ventosae" e i loro relativi diritti e privilegi sono regolati dalle costituzioni capitolari. Il numero dei canonici non è stato mai stabile; lungo i secoli è aumentato. Le leggi eversivi del 1867 ridussero i dodici canonici riconosciuti dal governo italiano a dodici e a sei i beneficiati mansionari o coristi. Nell'incameramento dei beni ecclesiastici del 1867 spinse il vescovo Carmelo Valenti il 28 ott. 1880 a redigere un nuovo regolamento per il Capitolo CattedraleNel 1940 Il vescovo mons. Salvatore Ballo, volle redigere nuove costituzioni capitolari aggiornandole secondo il codice di Diritto Canonico e le necessità dei tempi. Vennero apportate innovazioni per il canonico casista e per i due canonici curati. Il curato senior ottenne la cura delle anime (oggi parroco), mentre il curato junior viene nominato dal vescovo senza concorso partecipa alle cure delle anime. Nel nuovo ordinamento giuridico esso è concepito come un "collegio di sacerdoti" ai quali spetta celebrare le funzioni più solenni della cattedrale ed adempiere ai compiti che gli vengono affidati dal Diritto e dal Vescovo diocesano (c. 503 del c.j.c. del 1983).

19 aprile 2009

Primo Novecento

Antonino Castiglione (1844/1915)
Fu una delle più illustri figure del clero mazarese e diocesano, per virtù, per ingegno, per grande carità verso gli umili, per la sua opera apostolica. Il suo nome ebbe viva e vasta risonanza fra i dotti del tempo per le sue pubblicazioni storiche, teologiche, esegetiche, filosofiche, per i suoi articoli sparsi in giornali e riviste, per la sua corrispondenza. Fu l'ultimo di una antica stirpe di Leviti al servizio di Dio e del prossimo. Nacque nella nostra città, da genitori virtuosi e modestissimi ( Salvatore e Antonina Pugliese, nipote dell'abate Vito Pugliese) il 3 luglio 1844 e vi morì il 6 aprile 1915. Sacerdote per profonda e sentita vocazione, insegnò scienze ecclesiastiche nel Seminario diocesano, nel 1874 conseguì la laurea in lettere nell'ateneo palermitano. Insegno materie letterarie nella scuola comunale fatta sorgere per sua volontà e interessamento presso le autorità competenti scolastiche provinciali. Educatore, apostolo e studioso, pubblicò e diresse anche una rivista Giardino Letterario, palestra di studi e di dibattiti letterari e storici. Fu collaboratore della Rivista Universale (poi Rassegna Nazionale); del Precursor di Palermo, della Sicilia Indipendente di Acamo. Nel 1874 fu nominato socio corrispondente della Regia Commissione di Anticjità e Belle Arti di Palermo, e nel 1878 Regio Ispettore degli Scavi e Monumenti del circondario di Mazara. Fu oratore forbito ed ammirato, scrittore e poeta. Diede alle stampe parecchi lavori di carattere storico, filosofico, pedagogico.

Epigrafe n. 237 - Cimitero di Mazara

Antonino Castiglione
Sacerdote e cittadino eletto

Come aquila si levò sopra gli altri
e pari alla vita e all'ingegno
ebbe disiganni e dolori

(Sac. D'Annibale - 6 aprile 1915)



01 aprile 2009

Primi del Novecento


don Giuseppe Catania

Novembre 1928
Vincitori della III gara regionale di Dottrina Cristiana
Foto del prof. Giuseppe Boscarino
Il gruppo di giovani mazaresi della "Nuova Juventus" aderenti all'Azione cattolica - Parrocchia Cattedrale - Guida spirituale don Giovan Battista Criscuoli (1957)
Presidente l'avv. Alberto Rizzo Marino (1906/1986) - Riconosco il 3° da sin: rag. Luigi Garamella

Giovan Battista Criscuoli
Nasce a Vallelunga Pratameno (CL) l'11 marzo 1879 da Ferdinando e Giuseppina Traina. A soli 2 anni perdette la madre. Studia presso il convento arcivescovile di Monreale dal'89 sino al 97 e poi a Roma nel 1899 consegue il diploma di "Alta Letteratura" presso l'ateneo del Seminario romano Sant'Apollinare. Nel 1901 si laurea in Sacra Teologia presso la Gregoriana ed ottiene dalla Lateranense il Baccellierato in Diritto canonico. A Roma fa due importanti amicizie tra i suoi compagni di studi: Giuseppe Misuraca di Cefalù (Nunzio apostolico in Venezuela) ed Eugenio Pacelli, il futuro Pio XII, con cui mantiene anche in seguito una fitta corrispondenza epistolare. Viene ordinato sac. nel 1901 nella chiesa madre di vallelunga ed officia la cerimonia suo cugino mons. Nicolò Audino, allora vescovo di Lipari. Si distingue in quegli anni nella sua città per iniziative culturali, religiose in linea con lo spirito della rivoluzionaria enciclica di Leone XIII. Nel 1917 viene nominato predicatore quaresimalista e come tale viaggia molto nella penisola. Dopo aver predicato a Genova riceve i complimenti di papa BenedettoXV. Partecipa attivamente alla vita politica e viene eletto consigliere comunale nel 1908. Nel 1914 suo cugino mons. Audino è vescovo di Mazara e lo volle con sé, e diviene canonico ad honorem della cattedrale. Non viene meno la sua voglia di partecipare alla politica: stringe rapporti di fraterna amicizia con politici di spicco quali gli onorevoli Aldisio,Mattarella, Scelba e lo stesso don Sturzo. (La foto sopra, del 1928, fu invata per ricordo al federale Bernardo Mattarella). Fonda la prima sezione scout mazarese che ospita in una sala adiacente al giardino della cattedrale.
Il 22 luglio del 1943, anche, grazie al suo intervento e a quello di una quarantina di persone (antifascisti, preti, e cittadini autoproclamatisi rappresentanti della città) evita lutti e rovine convincendo il comandante del cosidetto treno armato (che sostava lungo il lungomare) a desistere da una poco utile difesa, va incontro alla colonna americana che si apprestava ad entrare a Mazara dalla statale 115 ed evita che il ponte sul fiume Delia fosse fatto saltare. Il comandante del treno, Vincenzo Gaggiano, abbandonato dai suoi soldati (qualcuno disse, si tratta solo di punti di vista soggettivi, che a causa della vergogna nel vedere il suolo patrio occupato senza sparare un colpo), scelse, per non arrendersi al nemico, di suicidarsi dentro i locali della Posta, allora ubicati in piazza della Repubblica.
Fu organizzato, per evitare l'azione di sciacalli e di una plebaglia incontrollata, un comitato per collaborare con le autorità cittadine (podestà era l'avv. Francesco Barracco) e con quelle americane nell'opera di riordinamento della città. In seguito alle dimissioni del podestà venne nominato sindaco l'avv. Giovan Battista Raja.
Grande oratore - Chiesa di Santa Caterina
Corrispondenza

1938 - XVI

Padre Luciano Fiorentino
parroco della Chiesa Santa Maria delle Grazie

16 aprile 2008


E' una di quelle rare figure che danno lustro all'intero Clero diocesano, spesso additato per incompletezza nello svolgimento del proprio ruolo istituzionale. Per la sua opera di sacrificio quotidiano e per il suo spirito di totale dedizione verso i poveri e diseredati merita di ricordarlo non come un umile sacerdote, come lui amava professarsi, ma come un nobile modello di ispirazione per tanti giovani sacerdoti di oggi. Ideò, fondò e diresse un Istituto che prima con il nome di Ospizio di Mendicità, accolse vecchi, poveri ed invalidi di ambo i sessi, poi con il titolo di Casa Divina Provvidenza, ospitò i minori abbandonati e gli orfani. Oggi l'Istituto vive un momento di grande difficoltà, legato in parte ai proibitivi costi gestionali e molto al di Una figura di Sacerdote che vale la pena ricordaresinteresse della Politica che non ha provveduto alla trasformazione di esso, in una moderna società di servizi adeguata ai tempi. Vi lascio immaginare quante difficoltà, quanti sacrifici quanti dolori dovette subire mons. Severino per riuscire a realizzare il suo sogno. Ma la sua tenacia e la sua volontà riuscirono ad averla vinta. Riuscì pure a far restaurare la vicina chiesa di Sant'Agostino, che lo accolse dopo la sua morte. Infatti il suo ultimo desiderio, quello di essere seppellito vicino ai suoi poveri, venne recepito e promosso dal vescovo di allora Mons. Gioacchino di Leo ed autorizzato dal Governo nazionale, per i meriti acquisiti per la sua opera di benefattore dei poveri di Mazara e dei paesi viciniori che lui accoglieva ugualmente. Nella "sua" chiesa sulla lapide marmorea, in lingua latina, collocata sulla sua tomba, si legge:

D.O.M.MICHAEL ANGELUS SEVERINOSACERDOSCATH.ECCL. ARCHIDIACONUSAPUD PAUPERUM DOMUMIN QUAM AEDIFICANDAMSUAM LAETUS VITAM IMPENDITHEIC UBI OPTARATIN DOMINO QUIESCIT
NOTE STORICHE
Il Ricovero di Mendicità, poi Casa Divina Provvidenza, fu ufficialmente fondato in Mazara il 4 novembre 1923, grazie alla grande volontà di mons. Michele Severino (1875 - 1953) e alla nobiltà d'animo di molti mazaresi che contribuirono economicamente alla istituzione dell'opera pia. In questa gara di solidarietà anche il Comune fece la sua parte, cedendo alla costituenda Opera Pia il suo fabbricato annesso alla chiesa Sant'Agostino e una rendita di L. 3.000 annue da corrispondere agli amministratori dell’Ospizio per tutta la durata della sua esistenza.
Don Michele con le reverende Suore e alcuni ospiti dell'Istituto

Un’ulteriore contributo, alla realizzazione dell’istituto, venne dal presidente dell’Opera Pia la Buona Morte, che manifestò pubblicamente la volontà di dare a favore dell’erigendo Ospizio tutto quanto era patrimonio dell’anzidetto ente, compresi i propri locali, poiché era venuto meno, col mutare dei tempi e delle leggi, lo scopo per cui era stato fondato, che era quello di assistere i condannati a morte. Nella seduta del 28 gennaio il Consiglio Comunale provvede alla nomina di un comitato esecutivo con compiti di coordinamento composto dai seguenti signori:
dott. Biagio D’Andrea, presidente
prof. Francesco Morsellino, vice presidente
avv. Nicolò Bono, cassiere
prof. Giuseppe Morello, segretario
cav. Giacomo Hopps Caracci, cav. Francesco Sansone, sig.ra Marini Luisa, sig.ra Maria Norrito, mons. Lorenzo Jella, prof. Antonio Sanfilippo, sig. Leonardo Mirto, cav. Vito Rubino, prof. don Gaspare Morello, dott. Giuseppe La Grutta.

Il comitato si occupò di preparare un preventivo di spesa per la fondazione e il mantenimento dell’erigenda Opera Pia e di portare a termine l’istituzione dell’iniziativa, che fu condotta con successo. Mons. Severino dedicò la sua intera vita, con umiltà e spirito di sacrificio, ai poveri ricoverati coadiuvato (dal 1924) in questo nobile compito dalle Suore, che vi rimasero sino ai nostri giorni. Solo l'anno scorso, la Regione Siciliana non ha rinnovato il loro contratto e le suore hanno fondato una casa per il ricovero di fanciulle in difficoltà, nei locali di via California, che hanno ricevuto in eredità da don Vito Renda, recentemente scomparso. Don Michele fu insignito, come si usava allora, anche, del titolo di servitore segreto di Sua Santità, per i meriti acquisiti nel suo ministero.

Pubblicò pure, nel 1924, un bollettino lo "Svegliarino" che serviva per ringraziare pubblicamente i benefattori e per comunicare le iniziative della Casa.



NOTE BIOGRAFICHE

Mons. M. Severino, nacque a Mazara il 6 maggio 1875 da famiglia di lavoratori. Ai suoi doveri sacerdotali svolti con dedizione ammirevole alternò la missione d'insegnate nelle scuole elementari ed il servizio nella Curia vescovile, dove svolse alcuni incarichi, tra cui quello di delegato vescovile. Nel capitolo della cattedrale, dopo essere stato Beneficiale e Canonico, in ultimo fu anche Arcidiacono. Fu rettore della chiese di San Vito in urbe (Santa Teresa), Santa Caterina e Sant'Agostino. Morì il 6 febbraio 1953.