21 ottobre 2015

Anti fascisti

Un grande partigiano
La sua scomparsa ha lasciato un vuoto tutt’ora non colmato in questa città. I suoi insegnamenti plasmarono coloro che ebbero il privilegio di essere stati suoi allievi e ne costituirono il patrimonio morale, politico e di crescita civile Padre Morello è l’esempio di quei valori di cui la Mazara colta e civile di allora era pregna e che servirono a forgiare la personalità di tanti giovani nello studio, nelle professioni, nelle arti, nella politica. E’ stato soprattutto un grande della politica di questa terra siciliana. Non fu soltanto insigne uomo di scuola. Dirigente di spicco dell’allora Partito Popolare, fu antifascista e partigiano. Fu soprattutto educatore e guida politica per tanti giovani che in seguito sarebbero stati in prima linea nella formazione della Democrazia Cristiana. La sua statura politica, le sue tensioni morali, l’amore per la sua terra e per l’Italia, la fede nella democrazia, l’impegno indomito contro la dittatura , ci vengono dati da una approfondita lettura di una delle tante lettere che fanno parte della corrispondenza tra Padre Morello e il giovane Bernardo Mattarella, e che pubblico di seguito.
Mi auguro che essa possa costituire, soprattutto oggi, un punto di riferimento e di insegnamento per i tanti piccoli politici nostrani. (fonte: l'Arco normanno)

Lettera del sacerdote Gaspare Morello a Bernardo Mattarella

“ A quest’ora avrai letto la circolare dell’On. Aldisio inviata a tutte le sezioni: Come vedi ci stiamo mettendo a lavoro, molto, molto tardi in verità, ma pazienza, meglio che mai. La battaglia che dobbiamo affrontare è quanto mai aspra e combattiamo sapendo di cadere. Pure sarebbe somma viltà ritirarci e non dire a quanti ancora amano la libertà una nostra parola di fede e di fierezza in mezzo a tanta viltà. Noi usciremo dalla lotta diminuiti di numero nei nostri rappresentanti politici, ma avremo almeno (si spera) un gruppo parlamentare più omogeneo e resistente alle lusinghe del dittatore. E’ una triste ora la nostra: il presente è infido e nemico, lavoriamo per un domani che potrebbe anche essere prossimo se il popolo italiano si sveglierà. Domenica mattina, con il primo treno mi recherò ad Alcamo con Bologna per abboccarmi con gli amici e vedere la nostra reale situazione in quel centro. Se tu vorrai incontrarti con me, mi farai cosa grata. Desidero però che si mantenga il segreto di questa mia andata in Alcamo, perché io mi aspetto delle rappresaglie da parte di qualche avversario per togliermi la scuola.”
Mazara: 31/1/1924

Nel 1938, si trasferisce a Fermo, dove insegna Storia e Filosofia nel Liceo-Ginnasio “A. Caro”, di cui diventa preside dal 1940 al 1947. Tra l’altro, GASPARE MORELLO in campo politico:
è il primo Presidente del Comitato Provinciale di Liberazione Nazionale è l’unico prete in tutta Italia a presiedere tale organismo, organizza e coordina la Resistenza nel Fermano, guida il passaggio politico-istituzionale dal Fascismo alla Democrazia nella città di Fermo, indicando come primo sindaco Giuseppe Giammarco, redige e firma il primo Manifesto del Comitato Provinciale di Liberazione Nazionale ai cittadini: 10 maggio 1945. Inoltre Gaspare Morello insieme a tutti coloro che hanno lottato con il pensiero e con l’azione, persino con il sacrificio della propria vita, per l’affermazione dei valori democratici e repubblicani (libertà, indipendenza, uguaglianza, dignità della persona umana, solidarietà, istruzione e formazione, lavoro…), è di esempio per tutti, anche lontano dalla sua terra natia.

Citazioni dal libro di Giuseppe Rossi: “Gaspare Morello”
“Gaspare Morello è stato soprattutto un uomo “d’azione”: oggi diremmo un manager scolastico, un grande organizzatore, un animatore culturale e sociale, un autorevole e convinto educatore, un politico discreto, un promotore di iniziative socio-assistenziali; ma soprattutto è stato un “servitore” delle comunità in cui si è vissuto e di cui ho fatto parte.
(…) E quando Don Sturzo fonda il PPI, il 18 gennaio 1919, con il famoso appello “A tutti gli uomini liberi e forti”, Gaspare Morello ne diventa un attivo primo segretario politico a Mazara su invito personale dello stesso Sturzo.
(…) Dopo l’8 settembre 1943 con l’annuncio ufficiale dell’armistizio del governo Badoglio con gli angloamericani anche l’anno scolastico 1943-1944 subisce un andamento irregolare, condizionato fortemente dalla situazione politica e militare.
Il Liceo Classico ne risente e le lezioni scolastiche si svolgono in modo irregolare a causa anche delle difficoltà che incontravano gli studenti dei paesi dell’entroterra fermano nel recarsi a scuola oltre che per paura dei bombardamenti.
Per opera di Morello, il Liceo Classico diventa la sede di riunioni clandestine degli antifascisti fermani per preparare la successione politico-amministrativa al regime fascista.
Alle riunioni partecipavano, fra gli altri, Nicola Ciccolungo, ex-deputato del PPI e futuro sindaco e deputato all’assemblea costituente, e poi senatore della Repubblica 1948, il Prof.Vittorio Girotti, il prof. Giuseppe Giammarco, che verrà nominato dal Comitato Provinciale di Liberazione Nazionale, primo sindaco di Fermo dopo la Liberazione (1944-46), il Dott. Benedetti, ispettore scolastico, il prof. Mario Santoro, insegnante di puericultura nel liceo, ricercato dalla polizia per le sue idee antifasciste.
Nell’Ottobre del 1943 si costituisce anche a Fermo Comitato di Liberazione Nazionale, alal cui Presidenza viene proprio chiamato Gaspare Morello, unico prete in Italia a dirigere un tale organismo.
Nello stesso mese, il giorno 5, Morello viene arrestato dai carabinieri e su intervento dell’ArcivescovoNorberto Perini, succeduto a Mons. Attuoni nel gennaio 1942, viene liberato due giorni dopo.
In qualità di Presidente del CLN teneva i collegamenti anche con molti sacerdoti delle parrocchie diocesano, in particolare con Don Roberto Massimiliani, parroco di San Gregorio a Fermo, con Don Tommaso Mariucci, parroco di Santa Lucia, con Don Clario Pallotta, parroco di Porto San Giorgio, con Ugo Lattanzi, parroco di Campo Filone, con Padre Antonio Galli, padre di San Francesco a Fermo.
La presenza ed il ruolo del nuovo vescovo, Mons. Perini, nella diocesi fermana dopo l’8 settembre si fecero sentire nei confronti dei dirigenti locali del fascismo.
(…) Gaspare Morello è presente attivamente nella organizzazione della liberazione della città di Fermo dalla occupazione tedesca.
La liberazione avvenne il 20 Giugno 1944, con l’ingresso in città dei soldati del contingente polacco, guidato dal Gen. Bronislaw Duch”.



Documenti
*****.  ****
La fiaccola della speranza e della libertà
Tante sono le modalità di tramandare la Storia Patria. Questa volta ho scelto il più sobrio ma non per questo il meno efficace, un documento. Vi propongo un semplice volantino che mi è stato amabilmente concesso dal figlio di uno dei personaggi di cui vi parlerò, perché anche un modesto foglio di carta può rappresentare una importante testimonianza di accadimenti ardimentosi e quindi degno di citazione.
Durante il ventennio fascista, dal 1923 la celebrazione della Festa del Lavoro fu anticipata al 21 aprile, in coincidenza con il Natale di Roma, divenendo per la prima volta giorno festivo (ma in tutte le altre nazioni era rimasta una tradizione intatta). Pertanto, le celebrazioni popolari del Primo Maggio erano clandestine, con manifestazioni simboliche, volantini e scritte sui muri per resistere all'opprimente controllo fascista.
Il Primo Maggio del 1937, si è celebrata in tutta la nostra nazione la Festa del Lavoro anche se era un periodo di regime fascista che aveva cercato di ostacolare o reindirizzare le manifestazioni dei lavoratori.
Nella nostra città un pugno di audaci cittadini sfidò l'ire dei gerarchi fascisti e la potenza degli arroganti capitalisti italiani, facendo comparire al vento sul pennone dell’Arco Normanno di piazza Mokarta la bandiera rossa, simbolo del lavoro e delle lotte degli sfruttati, inoltre tutte le mura della città erano state tappezzate da scritte inneggianti al Primo Maggio, alla Libertà ed alla Festa dei Lavoratori. Immediata e violenta fu la reazione del regime e furono immediatamente arrestati e perseguiti i responsabili di tale “atto eversivo”, ed esattamente:
Antonino Catalano (impiegato comunale)
Matteo Asaro (falegname)
Nicolò Modesto (falegname)
Francesco Russo (contadino)
Vincenzo Giametta (sarto)
Antonino De Gaetano (venditore ambulante)
Vito Giammarinaro (pittore)
Filippo Certa (pittore)
Matteo Certa (pittore)
Benedetto Costanza (barbiere)
Vincenzo Pernice (contadino)
Pasquale Clemensa (operaio)
Salvatore Reitano (elettricista)
Una parte di questi coraggiosi patrioti furono imprigionati, scherniti e martoriati dagli aguzzini fascisti e nell’Agosto del 1937 furono condotti davanti al Tribunale Speciale di Trapani e condannati.
Catalano, Manzo, Asaro, e De Gaetano a 5 anni di carcere
Giametta, Russo, Certa Matteo, Costanza e Modesto a 4 anni.
Gli altri rimasero latitanti o furono prosciolti.
Molti erano i comunisti tra i disobbedienti ed è per questo che nella ricorrenza del Cinquantenario di questi avvenimenti il P.C.I . volle ricordare, per onorare la memoria di questi uomini, semplici lavoratori che negli anni più bui della tirannide fascista vollero mantenere viva la fiaccola della speranza e della libertà mettendo a repentaglio la propria vita e il loro avvenire, con una eclatante manifestazione popolare, come descritto chiaramente da questo semplice ma significativo volantino.
Ho ritenuto doveroso rendere noto questo significativo episodio perché i posteri sappiano che anche la Mazara democratica ha partecipato alla lotta antifascista, e questo ardimentoso episodio rappresenta la punta dell’iceberg di un disegno più ampio.

Un documento di uno dei patriotti inviati al confinio in Calabria: decorato con medaglia d'oro da Vittori Emanuele III

 Altro patriota
Antonino Catalano

Benedetto Costanza

Nessun commento: