La rivoluzione ungherese del 1956, nota anche come insurrezione ungherese,
primavera ungherese, primavera di Budapest o semplicemente rivolta ungherese, fu una sollevazione armata, di spirito antisovietico, divampata nell'allora Ungheria socialista, che durò dal 23 ottobre al 10/11 novembre 1956. Dapprima contrastata dall'A.V.H. (la polizia segreta ungherese) fu infine duramente repressa dall'ntervento armato delle truppe sovietiche del maresciallo Ivan Stepanovic Konev. Morirono circa 2700 ungheresi di entrambi gli schieramenti, ovvero pro e contro la rivoluzione, e 720 soldati sovietici. I feriti furono molte migliaia e circa 250.000 e circa il 3% della popolazione magiara lasciò il proprio Paese per rifugiarsi in Occidente. La rivoluzione portò a una significativa caduta del sostegno alle idee del bolscevismo tra i cittadini delle nazioni del blocco occidentale.
1956 - Manifestazione di protesta di studenti e lavoratori mazaresi contro la repressione russa della Rivoluzione Ungherese e per la Crisi di Suez
Il corteo composto da studenti, operai e comuni cittadini parte da piazza della Repubblica e attraversa il centro storico per poi approdare nel lungomare Giuseppe Mazzini dove è ubicato il monumento ai caduti. In primo piano si nota il poliziotto Maniscalco della squadra politica e rappresentanti di altre forze dell'ordine (carabinieri, guardie di Finanza)
Il corteo è giunto davanti al monumento e lo studente universitario Gaspare Paladino, scelto in rappresentanza degli studenti universitari e non, pronuncia il discorso di rito
Riconosco l'avv. Mario Certa (ex sindaco socialista nel 1946), tra gli studenti Franco Romei (sufuni) Giacomo Mandina, Filippo Mauro, Baldo Grillo, Giovanni Sala.Tra le forze dell'ordine Maniscalco della sezione politica della Pubblica Sicurezza (in borghese)
Monumento ai caduti
Gaspare Paladino (oratore di turno)
(Notare che sul monumento manca la statua in bronzo del Milite Ignoto, che era stata prelevata durante la II Guerra Mondiale per fonderla e fare armi)
Giovanni Serra (cappello blu della facoltà di Giurisprudenza)
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