24 agosto 2009

Vescovi

Cardinale Gian Domenico Spinola (nato a Genova nel 1580 e morto a Mazara 1646 evenne sepolto nella cappella di S. Gaetano nella cattedrale di Mazara.) Fu vescovo della nostra diocesi dal 1636 al 1646


Palermo aprile 1641 - Lettera dell'abate don Rocco Pirri




Abate Rocco Pirri 1577-1651

 (autore di Sicilia sacra disquisitionibus et notitiis illustrata)





Liberata dal conte Ruggero e restituita alla fede cristiana, Mazara divenne sede vescovile di una diocesi assai vasta nel 1093. Il primo vescovo fu Stefano di Rouen, parente prossimo del conte. Di seguito alcuni dei vescovi di cui ho potuto recuperare le immagini.


Matteo Giovanni Graffeo (unico vescovo mazarese, nome religioso Francesco Maria)
(1685-95)


di Enzo Gancitano
Quando il 30 aprile 1685 il mazarese Matteo Giovanni Graffeo fu nominato vescovo della Chiesa di Mazara con il nome religioso di Francesco Maria, un allucinante scenario di povertà contrassegnava la città del Mazaro: miseria, fame, carestie ricorrenti, calamità naturali, perdurare degli attacchi pirateschi, malaria in buona parte dell’agro mazarese e, non raramente, peste. Per tale disastrosa situazione economica il precedente pastore Carlo Reggio aveva dedicato i suoi due anni di episcopato a lenire le afflizioni dei ceti poveri con le sue incessanti opere di carità e magnanimità ritenendo che i beni della chiesa appartenessero ai miseri. Non solo, ma affrontò anche il problema idrico della città non curandosi che la soluzione fosse di pertinenza dell’amministrazione civica del tempo. Pressante era, pertanto, l’aspettativa dei cittadini di un pastore-padre, vicino alle necessità dei figli bisognosi e di un continuatore dell’opera intrapresa dal precedente santo episcopo mazarese. Dopo circa un anno e mezzo di vacatio, il nuovo vescovo esaudì le speranze dei concittadini con le sue doti di umanità e generosità oltre che di immensa cultura e di capacità di governo. Il Graffeo era nato a Mazara il 21 settembre 1633 dal nobile Carlo e da Caterina Jugale. Battezzato nella Cattedrale, a sedici anni entrò nel Convento di San Francesco di Trapani e il 18 dicembre 1655 fu ordinato sacerdote a Napoli. Quattro anni dopo, conseguita la laurea in Sacra Teologia, insegnò a Malta, Messina, Trapani e divenne reggente degli studi a Palermo e Bologna. Ma si distinse anche nelle discipline filosofiche oltre ad essere stato abile oratore e poeta. Ricoprì nell’Ordine dei Frati Minori Conventuali la carica di Provinciale e Visitatore Generale. Mentre si apprestava al rifacimento ed ampliamento del monastero di San Francesco in Mazara gli pervenne la nomina a vescovo della sua città natale.


Gioirono i poveri, ma si allietarono anche gli amministratori locali. I bisogni degli umili, degli alunni del seminario, le necessità dell’amata sua città, assieme ai doveri pastorali furono, infatti, privilegiati dal nuovo episcopo. Celebrò, appunto, due sinodi oltre a visitare l’intera diocesi due volte. Ma la principale opera per la quale è ricordato è indubbiamente la demolizione di buona parte dell’antica Cattedrale che, in origine, aveva l’aspetto di chiesa-fortezza, e la ricostruzione nella forma attuale. La parte anteriore della chiesa, realizzata su terreno paludoso, tendeva continuamente a cedere e a richiedere costantemente opere di restauro. Nel 1477, infatti, crollò il prospetto a mare interessando la Cappella del Battistero dove era posto il dipinto originale del battesimo di Ruggero, figlio di Federico III e di Eleonora D’Angiò. Dopo quattro anni di lavori, eseguiti sotto la direzione dell’architetto trapanese Pietro Castro e dei capimastri Pietro Schifano e Pietro Orlando, il 6 agosto 1694 fu riaperta al culto la nuova Cattedrale che il vescovo Graffeo arricchì di doni personali come paramenti sacri, candelieri d’argento e vasellame, un pallio in argento per l’altare maggiore, etc. Provvide anche a riparare le mura cadenti della città sostenendo personalmente le spese. A Lui si deve pure l’apertura di una nuova porta, di fronte alla Cattedrale, denominata Porta SS Salvatore, ma la morte lo colse prematuramente, prima del compimento di questa sua ultima opera, conclusa nel 1698 dal nipote Ascensio Graffeo. L’archivolto e i pilastri della nuova apertura furono costruiti obliquamente rispetto alla facciata delle mura, in modo che la direzione portasse esattamente alla porta principale della Cattedrale e non all’alberata Via SS Salvatore che conduce al Piano Maggiore



Tuttavia ciò che la generosità del pastore mazariense creava per la patria, veniva distrutto dalle decisioni, poco lungimiranti, dell’amministrazione civica del tempo. La Porta del Salvatore fu abbattuta, infatti, nel 1874. Sul giornale La Falce di Trapani del 22 marzo 1874 si legge un sarcastico e derisorio brano: “E poi si dice che non c’è progresso ! si dice che il municipio di Mazara sta nell’inerzia, ma con quale coraggio, e chi può osar dire tutto questo, mentre si lavora per atterrare e distruggere l’ultima porta che in questa rimaneva?... Sia lode agli apportatori del progresso! Distruttori delle cose antiche”.
Ma lo smantellamento delle antichità in città non si limitò soltanto a questo, continuò e prosegue ancora oggi. Forse i cittadini mazaresi conservano tuttora i geni dei Peralta che governarono per soli cinque anni la città riuscendo a procurarsi con le loro atrocità il titolo di “malefici occisores et destructores civitatis” ? o i geni di Bernardo e Raimondo Cabrera che negli anni della loro Signoria delucidarono ai Mazaresi, ancora ignari, il significato della quotidianità delle ingiustizie, efferatezze, delitti e ruberie? Cosa ha spinto e spinge, dunque, questi nostri concittadini a cancellare in “toto” le mura medievali della città, ad eliminare le antiche Porte, a distruggere le tombe preistoriche nel lavoro di sbancamento del terreno, a cancellare monasteri, a demolire le anfore romane e puniche eclissandone i resti nel fiume per allontanare così la paura dei controlli delle autorità, a coprire i mosaici ritrovati, a sommergere nel cemento statue romane, ad impossessarsi di monete antiche che il sottosuolo aveva conservato per secoli alla comunità intera, ad abbattere gli avanzi aragonesi durante i lavori di riparazione edilizia nel centro antico della città, a buttare nelle fondamenta come materiale di risulta lapidi romane e greche, ad esiliare nella polvere dell’abbandono e del silenzio quello che di Antico prepotentemente viene fuori o che rimane in attesa di qualche figlio della città che finalmente porti luce alle menti obnubilate?
Chiudeva gli occhi, dunque, all’età di 62 anni, il vescovo Graffeo, il 16 gennaio 1695 e i suoi resti furono sepolti, così come aveva desiderato, nella cripta sotto la cupola maggiore della Cattedrale accanto alle ceneri dei suoi canonici. La lapide sepolcrale riporta: “MORTALITATIS SUAE CINERES QUOS FR. D. FRANCISCUS M. GRAFFEO MAZARIAE INDUERAT SERAPHICO CINERE ET MAZARIENSI INFULA PATRIAE REDDIDIT ILLUSTRIORES SUOS TAMEN IPSE VELUTI INDIGNATUS HONORES SIBI PRAEMORIENS HOC SAXO SEPPELIT ANNO M. DC. XCIV”. “Il fratello monsignor Francesco Maria Graffeo di Mazara aveva assunto con una morte serafica le ceneri della sua natura mortale che anche la dignità aveva reso più illustri alla patria mazarese;tuttavia egli stesso, essendo quasi sdegnato dei suoi onori, morendo prematuramente, le fece seppellire sotto questa pietra sepolcrale”.
Una piccola strada con la storia sconosciuta dei suoi anonimi residenti, ma un toponimo ricco di vicende gloriose: un grande vescovo, un uomo dotto e magnanimo, un insigne mazarese.



Bartolomeo Castelli (Palermo 1650 - Mazara 1730)
Dal 1696 al 1730


Girolamo Palermo (nato a Scicli, dei principi di Santa Margherita)
 dal 1759 al 1765


Michele Scavo
Dal 1766 al 1771


Ugo Papè
Dal 1772 al 1791



Orazio Della Torre
Dal 1792 al 1811

Emanuele Custo
Dal 1816 al 1829




Luigi Scalabrini
 dal 1832 al 1842


Antonio Salomone
dal 1845 al 1857



1845



Antonio Maria Saeli
 
Dal 1882 al 1890




Gaetano Quattrocchi
Dal 1900 al 1903



Nicolò Maria Audino (1861-1933)
Dal 1903 al 1933
Nacque a Vallelunga (CL) Pratameno da Gaetano Audino e Domenica Criscuoli. Era cugino di don Giovan Battista Criscuoli che lo seguì nella nostra Diocesi. Dr. In sacra Teologia, già vescovo di Lipari

1933 - Funerali di mons Audino
Corso Umberto I - Vescovo illuminato ed amato dal popolo






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