Prima del 1860 nel bel mezzo della festa tutto ad un tratto dalla via Maestranza, oggi Garibaldi, sbucava un uomo, tutto avvolto in un sacco di tela gialla, su cui anteriormente spiccava uno scheletro dipinto in nero. Portava in mano una falce e una cesta e, seguito da un codazzo di monelli, facendosi largo tra la folla, toglieva ai bambini il campanaro e quant'altro avevano, fra mani, col tacito consenso dei genitori. Era la Morte di Pasqua che estendeva la rapina anche nelle botteghe di generi alimentari, dove, passando, pur con discrezione, prelevava sempre qualche cosa. Più manieroso, ma meno discreto, era invece in tempi lontani il magister scholae, un prete, a cui, durante le feste del Salvatore, era accordata una facoltà presso a poco uguale a quella della Morte di Pasqua, ma in un campo più vasto, perché poteva affondare le mani anche nei pollai e nelle mandrie. E in tempi ancor più lontani troviamo il diacono che riceveva l'ordine sacerdotale, il quale si faceva apprestare da parte della cittadinanza, per amore o per forza, il corredo personale completo o, in mancanza, il denaro corrispondente. Per togliere tale abuso intervenne tempestivamente il Sinodo diocesano nel 1575 che sanzionò pene severe, compreso il carcere, per il sacerdote novello che avesse osato etiam a consanguineis sirniles exationes extorquere, così per farla finita con la Morte di Pasqua intervennero i liberali nel 1860, i quali, durante la funzione dell'Aurora di quell'anno, attesero che essa comparisse in piazza per aggredirla, spogliarla del sacco giallo e rimandarla a casa con modi molto persuasivi. Ma il gesto dei liberali non valse a far scomparire l'usanza, la quale durò per pochi altri anni ancora, finché nel 1864, in seguito a un articolo pubblicato in un giornaletto di Castelvetrano e mandato dal corrispondente di Mazara, le Autorità pensarono a farla cessare per sempre ritenendola «un oltraggio al progresso, alla civiltà e alla pura religione di Cristo»
Chi per l'ultima volta indossò il sacco giallo della Morte di Pasqua fu certo Rosario Pisano, un contadino lungo, allampanato e magro, il cui nome rimase per alcun tempo proverbiale in mezzo al popolo per indicare una persona con la tendenza a rapire. Ma le modificazioni continuano ancor oggi: così non vediamo più il ripetersi dello spettacolo tra i contadini in via Madonna del Paradiso, né vediamo più i piccoli venditori ambulanti di cubaida, ma venditori di moderni giocattoli, palloncini, calia, nocciolini e simenza.
L'Aurora - Anni '50
1952
Mirasolo Nicolò, Vito Gancitano (Vitu testa)
1965
Notare lo sfondo in cui si vede il penoso spettacolo della demolizione, del vecchio municipio
2000
2011
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