Grave lutto per il mondo accademico. Morto Michele Argentino
Profonda commozione ha suscitato la morte improvvisa di Michele Argentino, che lunedì scorso ha avvertito un malore mentre si trovava al Dipartimento di Architettura. Stimato nell’ambiente accademico, Argentino, 64 anni, allievo di Anna Maria Fundarò, ricopriva la cattedra “Disegno industriale” presso la facoltà di Architettura. Il rettore, il Corpo accademico, gli studenti e il personale tecnico e amministrativo dell’Università di Palermo, partecipano con profondo cordoglio al dolore dei familiari. I funerali si svolgeranno domani, 28 settembre 2012, alle ore 10 a casa Professa a Palermo. Argentino dal 1978 ha ricoperto il ruolo di Assistente Ordinario presso la Cattedra di Disegno Industriale dell’Università di Palermo. Dal 1982 è divenuto professore Associato di Progettazione Ambientale. Dal 2001 professore straordinario di Disegno Industriale e dal 2004 Professore Ordinario. Con il Corso di Progettazione Ambientale ha partecipato al concorso nazionale indetto dalla Lega Ambiente Italiana, al concorso Internazionale Pari Emballage e al concorso Alcatel Telematica, ottenendo il primo premio in tutti e tre i concorsi. E' stato Direttore dell'Istituto di Disegno Industriale e Direttore del Dipartimento di Design, della Facoltà di Architettura di Palermo. Ha diretto il master di II° livello “Design per lo Sviluppo”. È stato Presidente del Corso di Laurea in Disegno Industriale e del Corso Magistrale di Disegno Industriale per l’area mediterranea. E’ stato responsabile scientifico del “Censimento del Patrimonio Tradizionale fisso del Parco delle Madonie. Responsabile della costituzione del Dipartimento di Design ha avviato un processo di potenziamento dell’attività di ricerca dirigendo una ricerca nazionale sul Sistema Design Italia in consorzio con altre università italiane ottenendo il prestigioso XIX° premio Compasso d’oro - Settore ricerca. Ha organizzato una serie di Convegni e realizzato mostre proponendo la promozione dei temi di ricerca che ne fondano lo statuto scientifico e si è proposto per gli Enti e le Aziende che operano nel Campo della Comunicazione e del prodotto come valido interlocutore istituzionale. Gli esiti delle ricerche sono confluite in diverse pubblicazioni che raccolgono contributi derivanti sia dalle ricerche dei docenti che quelle dei dottori di ricerca. Tale programma si è anche esteso ad un ampio progetto di Formazione che prevede oltre al Corso di Laurea triennale in Disegno Industriale l’attivazione della Laurea Specialistica in Design per l’area mediterranea. Ha esteso il dibattito nell’ambito nazionale e internazionale con gli inviti del Dipartimento e del Dottorato di ricerca a personalità prestigiose nel campo del disegno industriale.
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Philippe Daverio e Riccardo Agnello ricordano Michele Argentino, stimato professore di “Disegno industriale” alla facoltà di Architettura di Palermo
Addio Michele Argentino, professore colto e poetico
di Philippe Daverio e Riccardo Agnello
Profondo cordoglio e commozione per la morte improvvisa di Michele Argentino, 64 anni, stimato professore di “Disegno industriale” alla facoltà di Architettura dell'Università di Palermo. Riceviamo e pubblichiamo il ricordo di un amico, Riccardo Agnello e quello di Philippe Daverio, critico d'arte e docente ordinario di "Disegno industriale" all'Università di Palermo.
Ricordo Michele studente, timido, intelligente, curioso. L'ho poi rincontrato professore, colto, gentile, ma sempre curioso. Era, Michele, un Siciliano che non riusciva a togliersi quell'aurea di isolano pigro, perso in lunghe meditazioni in riva al mare ma poi lo scoprivi diverso, quasi stacanovista, la sua strana flemma mal nascondeva travagli interiori per un futuro sempre incerto e per un presente di sogni agitati. Dolce Michele con bimbi aggrappati alle sue spalle e giovani alle sue parole. (Riccardo Agnello)
Michele Argentino, intellettuale e poetico, sognatore e progettuale, sicilianissimo nella complessa e intrigante contraddizione di questi termini. Quanti caffè abbiamo bevuto assieme, inventando scenari che ovviamente non avrebbero mai avuto alcuna opportunità di farsi concreti... Ma la speculazione mentale ha un suo valore intrinseco, in quanto è esercizio dello spirito propedeutico a scenari più degni. E in questo gioco Michele era maestro virtuoso. Il suo segreto stava nella capacità di pensare al mondo intero come ad una dimensione naturale, e di esprimere poi questo pensiero nel più stretto accento di Mazara.
Il suo cosmo non era limitato alla geografia, ma profondamente esaltato nella dimensione storica: le stratificazioni riportate attraversavano l’orizzonte della consapevolezza come frecce diagonali. Gli dobbiamo tutti segnalazioni di libri e di testi che nessuno mai avrebbe potuto immaginare lui scoprisse. Gli dobbiamo suggestioni di fantasia creativa che solo chi partecipa ad altre dimensioni del gioco della vita può stimolare. Gli dobbiamo il sorriso disincantato dell’ironia greca, l’occhio acuto del marinaio fenicio. Gli dobbiamo il calore e la franchezza dell’amicizia intelligente. (Philippe Daverio)
2008 - Una sua intervista
Ricordo Michele studente, timido, intelligente, curioso. L'ho poi rincontrato professore, colto, gentile, ma sempre curioso. Era, Michele, un Siciliano che non riusciva a togliersi quell'aurea di isolano pigro, perso in lunghe meditazioni in riva al mare ma poi lo scoprivi diverso, quasi stacanovista, la sua strana flemma mal nascondeva travagli interiori per un futuro sempre incerto e per un presente di sogni agitati. Dolce Michele con bimbi aggrappati alle sue spalle e giovani alle sue parole. (Riccardo Agnello)
Michele Argentino, intellettuale e poetico, sognatore e progettuale, sicilianissimo nella complessa e intrigante contraddizione di questi termini. Quanti caffè abbiamo bevuto assieme, inventando scenari che ovviamente non avrebbero mai avuto alcuna opportunità di farsi concreti... Ma la speculazione mentale ha un suo valore intrinseco, in quanto è esercizio dello spirito propedeutico a scenari più degni. E in questo gioco Michele era maestro virtuoso. Il suo segreto stava nella capacità di pensare al mondo intero come ad una dimensione naturale, e di esprimere poi questo pensiero nel più stretto accento di Mazara.
Il suo cosmo non era limitato alla geografia, ma profondamente esaltato nella dimensione storica: le stratificazioni riportate attraversavano l’orizzonte della consapevolezza come frecce diagonali. Gli dobbiamo tutti segnalazioni di libri e di testi che nessuno mai avrebbe potuto immaginare lui scoprisse. Gli dobbiamo suggestioni di fantasia creativa che solo chi partecipa ad altre dimensioni del gioco della vita può stimolare. Gli dobbiamo il sorriso disincantato dell’ironia greca, l’occhio acuto del marinaio fenicio. Gli dobbiamo il calore e la franchezza dell’amicizia intelligente. (Philippe Daverio)
2008 - Una sua intervista
Un altro amico ha voluto ricordarlo così: Michele dal sorriso argentino
di Nino Giaramidaro
Sì, Michele, Michele Argentino, dava del lei all’Analisi matematica. Non aveva cuore di aggrovigliarsi fra derivate e integrali, e il calcolo differenziale gli provocava lo stesso dolore di quello renale. Marchingegni. Estranei a una personalità affascinata dal bello, dalla semplicità del dire anche senza prudenza, a volte con tutta la perfidia che provoca l’impossibile rinunzia alla verità. Da ragazzo mancava del “lato oscuro” che un po’ tutti offuschiamo, e da grande, saltellando fra il suo lavoro di amministrazione di un Dipartimento universitario e quello di professore affascinante, non era riuscito a conquistarselo. Forse gli sarebbe servito, ma lui, Michele, come un uomo senza ombra, andava avanti, anche nelle tane dei lupi, intemerato e sorridente: di quel suo sorriso di allegria da partecipare, che “accelerava” quando si mischiava all’autoironia degli intelligenti. È difficile parlare di Michele, più grato ricordarselo: lungo la via Maqueda con un malloppo di libri Feltrinelli nel sacchetto, la sigaretta in bocca, e il suo andare fra rapido e bighellone; in salita nella via del Parlamento con la camicia di seta indossata nel negozio dell’acquisto, verso «Mommino, cuoco sopraffino, servizio a puntino, prezzi a mercatino».
Verso i suoi cinquant’anni – e i miei di più – decidemmo di frequentare mostre, conferenze, convegni e “installazioni”. Ci provammo con caparbietà. Ma non riuscivamo mai ad avvicinarci ad una sola tartina, un tramezzino di quelli lasciati. L’unico conforto allo scoramento subìto era un mezzo bicchiere di vino rosso, nel bicchiere di plastica, che, a stomaco vuoto, ci survoltava pericolosamente. Scappavamo per evitare di imbatterci in discussioni profumate di tannino.
Ci rifugiavamo al bar Spinnato per una “scorsonera” oppure un Campari soda. Noi, quasi antichi titolari delle sedie del bar Sardo – piazza Mokarta di Mazara – con don Vito che, dopo il clangore della chiusura che proveniva da Pino “Bombolone” verso le due di notte, frettoloso ci diceva: «Picciotti, mi raccumannu li seggi».
Era leggero, sì, Michele metteva a dura prova il suo “lato chiaro”: quando rompeva con una ragazza, restava suo amico, contraccambiato. Con mia meraviglia: per elaborare la separazione io ci mettevo mesi e mesi torbidi, sino a perdere di vista la ex fiamma che mi aveva scottato. Credo che lui smorfiasse “La vita è sogno” con la vita è gioco, rendendo sorridente anche Calderon de la Barca. Non ho mai avuto notizia di un suo litigio. Riusciva con una battuta affilata a disarmare chiunque. Così come disarmava se stesso.
Un suo parente sacerdote portò lui ragazzo a pranzo in un ristorante. Alla frutta scelsero le pesche, allora pregiate, si vedevano col binocolo. Il prete tentò senza prudenza di colpire di coltello il frutto, ma la pesca schizzò dal piatto e rotolò a terra. Michele si girò per seguirne l’andazzo, ma quando tornò a guardare nel suo piatto lo vide vuoto, guardò il parente e si sentì dire: «Michele, con garbo, vedi cosa succede quando si è precipitosi?». Morale di Michele: scherzo da prete. Raccontava l’episodio sorridendo e con la convinzione che fosse stato giusto che l’anziano sacerdote avesse fatto ricadere la brutta figura su di lui, che era un ragazzo.
Si affollano i ricordi, gli uni sopra gli altri, madidi di un sentimento di angoscia puntuta: la mancanza di qualcosa di personale, dei ragionamenti alla cui fine avevo sempre l’impressione di avere rubato un altro pezzettino al me stesso pigro; il piacere di pensare in direzioni molteplici senza avvertire il greve senso del tempo perduto.
Michele Argentino (foto E.Scaccio)
Provo – ho sempre provato – un senso di malessere fisico alla fine di conversazioni inutili, mi atterrisce il dialogo con proprietari del luogo comune, delle idee dominanti, con coloro che sono muniti di tutti i grimaldelli per sfondare porte aperte. Posso solo ringraziarli di farmi ricordare Michele, darmi la percezione di una sua presenza esoterica che mi dà la forza di dire basta, di allontanarmi dalle voci inutili, dalle idiozie da bar, dagli idiomi inafferrabili e senza grammatica. Un prezioso regalo fattomi da questo amico di decenni, tedoforo della parola salvata, sempre in possesso di qualche idea, sempre stimolante, faticosa, bella, pure se riguardava una scelta minima. Insieme ci arrampicavamo sulle montagne alla ricerca di testimonianze arabo-normanne, scorrazzavamo per librerie, ci infangavamo sino ai malleoli per trovare verdure e i funghi dei quali lui era pericoloso conoscitore. Sedevamo al primo banco di aule universitarie perché c’erano lezioni divertenti, come quelle di matematica del professore Miranda che risolveva i misteri delle rette e dell’infinito dicendo che «così il marchingegno ha voluto». Sin da ragazzo, Michele aveva una possibilità illimitata di amicizia: tra i pescatori di Mazara del Vallo, fra gli accademici, sino ad Ettore Sottsass, con gli studenti greci degli anni Settanta, incurante che in mezzo a loro ci fossero diversi “ascoltatori” per conto dei colonnelli. Ma la sua natura fatta di timidezza e coraggio lo avventurava in qualsiasi ambiente con qualunque persona. E credo che a chiunque lasciasse un po’ del suo stile, l’eleganza del sapere e dell’intelligenza.
Michele Argentino e Philippe Daverio
Capitavano riunioni di asciutti lavoratori silenziosi, esperti custodi della cultura materiale con le mani che si muovevano in arabeschi, mirabili torsioni e movimenti come di balletti, raffinati utilizzatori della parola, usufruttuari di delicate vite segnate, scettici melanconici, fuori di testa, partigiani al limite delle idee. Guazzabugli di età trasversale che trovavano in lui, il Michele dal sorriso argentino, un minimo comune denominatore che trasformava tutte quelle fazioni in equivalenze umane e solidali. Tante amicizie, a lui dovute, continuano in un moto perpetuo senza l’aggressione dello scopo, dell’interesse: nude e crude, belle, probabilmente indistruttibili. Così come perdura l’affetto delle tante generazioni di studenti, siciliani, italiani, americani, mediorientali ai quali il “professore” non ha insegnato soltanto a disegnare il comò.Forse, tra le millanta adagi e detti e parabole che aleggiano su di noi da voci lontane e sempre più flebili, qualche piccola verità la troviamo: «Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei». Sì, insieme ci si scambia qualcosa, una corrente di particelle, gocce di se stessi che fanno zoppicare se l’amico è zoppo.
Ora, rimane l’affetto per Mariella e per i quattro figli. Tutti diversi dal padre, e tutti diversi fra di loro. Ma quando sorridono, sembra di rivedere Michele che si infila dentro un’altra briciola di futuro.
Dialoghi Mediterranei, n.12, marzo 2015
34 commenti:
Mi dispiace tanto!! Un´altra brava persona che é andata via!!
Non posso crederci! Da piccolo, con la mamma e la sorella Luciana, abitava in un appartamento attiguo ai locali del laboratorio della panetteria di mio padre. L'ho visto crescere e qualche volta l'ho tenuto anche in braccio. Sentite condoglianze all famiglia. Luciana fatti coraggio!
Non ho parole,nemmeno per esprimere la mia vicinanza alla cara Luciana.
Sincere condoglianze alla famiglia. L'ho incontrato l'ultima volta 6-7 anni fa a Palermo nella facoltà d'architettura.
Oltre che amici eravamo compagni di scuola, condoglianze alla famiglia.
Una tragedia...Aamico e amico degli amici! Lascia una moglie 4 figli e una sorella affranti!!!
Un grande amico all'improvviso è mancato e si resta attoniti. Ciao Michele rimarrai sempre nel cuore.
Sentite condoglianze alla Famiglia
Anno 1959, Parrocchia Madonna del Paradiso, Fanciulli di Azione Cattolica italiana. Abbiamo vinto assieme il premio Roma... Addio Michele ti ricordero' sempre
... persona disponibile all'ascolto, spirito libero e buon mentore !
Condoglianze alla famiglia Argentino
Mi spiace veramente... non ci frequentavamo però ci salutavamo sempre quando ci incontravamo... un pezzo di cultura Mazarese che va via... condoglianze a Luciana ed a tutta la famiglia.
Caro Michele, sono profondamente addolorata!
Mi dispiace tantissimo.... penso a Luciana... ai familiari... mi dispiace...
Un altro amico è partito non so per quali strade della "trasformazione". Sono stato male quando ho saputo della sua morte.
L'apprendere questa triste notizia, arrivata ieri pomeriggio al nostro circolo, mi ha turbato immensamente. Il mio pensiero affettuoso va alla cara Luciana che in lui riversava tutto il suo amore.
Condoglianze Luciana....
Ciao Michele,
Mi spiace tantissimo, condoglianze alla famiglia
Amico di infanzia, giocavamo e ci frequentavamo ai tempi quando la via Garibaldi si chiamava "Mastranza". Sono molto addolorato, un pensiero a Luciana.
Le mie più sentite condoglianze a Luciana che so molto legata al fratello.
Mi dispiace. Condoglianze alla famiglia.
Sentite condoglianze Luciana.
Condoglianze alla famiglia e a Luciana
Un abbraccio a Luciana !!!
Un grande Mazarese andato via troppo presto, condoglianze a tutta la citta'!
Luciana un caloroso affettuosissimo abbraccio online, rammaricati di non poterti essere vicini di presenza ,non abbiamo potuto rimandare la partenza per la concomitanza dei biglietti nave e aereo per il successivo viaggio a breve, già fatti da tempo, sentici vicini in questi giorni di grande angoscia e dolore... tu sai quanto e come ti vogliamo bene da sempre.
Cara Luciana non ho avuto il piacere di conoscere personalmente tuo fratello ma conosco il suo valore di accademico. Le mie condoglianze affettose.
Io e Michele non ci vedevamo da 38 anni ma era come se comunicassimo lo stesso a distanza.
Dai 18 ai 25 anni siamo stati molto vicini e, insieme a Nicola Noce, è stato il mio migliore amico.
Caro MIchele, quante centinaia di volte abbiamo fatto insieme il giro del "circuito mazarese" partendo alle 9 di sera e fermandoci solo alle sette del mattino. Ci chiedevamo ogni notte, filosofeggiando, cosa avremmo potuto fare per aiutare noi e gli altri a vivere una vita migliore. Ognuno di noi poi nel 75 prese una strada diversa e abbiamo vissuto in città lontane fra loro. Tu sei diventato un grande nel tuo campo ma sei rimasto sempre, come me, un "ragazzo" semplice ed estremamente sensibile ai problemi degli altri. Ti abbraccio con grandissimo affetto, e forse un giorno ci ritroveremo insieme, alle 3 del mattino, dentro il tuo maggiolino wolkswagen per continuare i discorsi che avevamo cominciato 38 anni fa.
Ciao Michele, amico, a volte fratello maggiore, sempre Maestro. Oggi abbiamo fatto ancora, con tantissimi altri amici, quattro passi per le vie di Palermo, in 30 anni ne abbiamo fatte parecchie di passeggiate, Vucciria, Ballarò , mai troppo distanti dal tuo rifugio di via Maqueda... mi mancheranno, mi mancherai.
Carissima Luciana, ti sono affettuosamente vicina in questo momento di grande sconforto... Michele era un mio compagno di classe al Ginnasio, lo ricordo molto bene, era intelligente, vivace, gentile e simpatico... Sono molto dispiaciuta, un abbraccio!
Ho appreso con grande dolore la triste notizia.A te Luciana un affettuoso abbraccio.
Ciao Michele
Anche se in ritardo, porgo le mie piu sentite condoglianze ai familiari e alla carissima Luciana
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