11 febbraio 2009

Carlo Adamo (1958/2012)

Chiunque si accomiati da questo strano mondo lascia inevitabilmente un vuoto incolmabile tra gli amici e tra i propri cari. Ma ci sono persone che vanno oltre e che creano, dietro di se, una voragine. Carlo è stato uno di loro. Egli oltre ad essere una persona garbata, un professionista serio e preparato, universalmente rispettato dai suoi colleghi (cosa non facile), un personaggio di spicco di questa nostra piccola comunità, è stato una guida insostituibile per i suoi familiari ed in particolare per i suoi fratelli. Dopo la morte dei genitori era diventato l'ancora a cui tutti si aggrappavano sia per motivi professionali ma soprattutto per le inevitabili difficoltà umane che la vita propone, non tutti, infatti, sono in grado di affrontare pienamente e sino in fondo le mortali traversie. Lui era una vera guida spirituale cui rivolgersi per tutto ciò che di problematico il quotidiano proponeva, un vero pater familias. Ha lasciato quindi un vuoto che va oltre la umana perdita. Il mio rapporto con lui era di stima reciproca sia sul piano umano sia sul piano professionale. Ho avuto l'onore di essere stato il medico di famiglia prima dei suoi genitori, persone di una educazione fuori dal comune, da cui lui ha ereditato il proprio modo d'essere, e poi medico della sua famiglia e dei suoi fratelli. Per cui il legame che ci univa era remoto, intenso e profondo. Essendo due peperini, due personalità forti ogni tanto scoppiava tra noi qualche scintilla sul modo di vedere un problema, ma da persone mature si trovava subito una sana e producente mediazione. Il rispetto e la stima reciproca superava qualsiasi screzio veniale, e alla fine ci si fidava appieno l'uno dell'altro. L'immatura scomparsa poi amplifica ulteriormente il dolore di tutti per la sua dipartita. Ha lottato contro il terribile male con tutte le sue energie. Non ha mai lasciato niente d'intentato per sconfiggere il crudele nemico. Ha accettato perfino di sottoporsi a terapie sperimentali e pericolose, rischiando con coraggio su dei percorsi difficili ed esplorativi, affrontando tutta la sequela di terribili e inevitabili effetti collaterali pur di non arrendersi. Ma la lotta era impari, il nemico era molto più potente e alla fine ha dovuto soccombere, anche se con l'onore delle armi. Di lui mi rimane anche questo ulteriore attestato in suo favore di uomo vero e di condottiero indomabile, cui va tutta la nostra umana solidarietà. Lascia un inestimabile patrimonio di dignità alla moglie, ai figli e ai fratelli di cui possono andare fieri e un rimpianto infinito negli amici. Addio amico mio, rimarrai sempre nel mio cuore.

Una foto dei giorni sereni

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