Ribattezzata dal popolo Maria S.S. delle Giummare
(per la presenza di tante Palme nane che insistevano su quei luoghi
(per la presenza di tante Palme nane che insistevano su quei luoghi
Ad oriente di Mazara si eleva un colle, un tempo solitario e roccioso, (documentato prima del 1144) dove si dice il Gran Conte Ruggero e la figlia Giuditta eressero un santuario dedicato a Santa Maria delle Giummare in memoria, narra la tradizione, della prima vittoria riportata dai Normanni sui Musulmani nel 1072, quando mossero alla conquista di Mazara. Ora la linea della originaria costruzione normanna si va perdendo sempre più, il piccolo cenobio basiliano che vi era annesso è rovinoso, subì modifiche nel '300, nel '500 e nel '700. Non è, questa, la cronaca aggiornata di uno sfacelo, ma la descrizione che nel 1934 Filippo Napoli, in un opuscolo sul folklore mazarese, rende del monumento normanno arroccato sul colle su cui proliferavano, rigogliose, le giummare, ossia le palme nane. Nonostante il rammarico del Napoli sulla fatiscenza dell'edificio, al suo tempo la situazione era ancora abbastanza idilliaca; ora, purtroppo, nessun sentimento di "malinconica pace" pervade l'animo di chi osserva il panorama attorno al monumento o il monumento dalla trafficatissima strada statale dalla quale, la chiesa normanna, appare soffocata da dissonanti costruzioni. E' scomparsa anche la grossa pietra "a destra di chi sale con una croce incisa nel mezzo, che nessuno, passando, dimentica di baciare, perchè su quella pietra, dicesi, fu fatta sostare la statua della Madonna, pregevole scultura del lombardo Giacomo Castagnola, che si venera nel santuario", come il Napoli attesta nella sua Storia della Città di Mazara.
Delle giummare, ormai, è scomparsa ogni traccia; al loro posto costruzioni abusive spuntate caoticamente, sterpaglie e detriti di diversa natura, il tutto declinante in maniera confusa verso le vie d'accesso sberciate, col coronamento di recinzione mista di filo spinato, fil di ferro arrugginito e muriccioli dall'opus rigidamente incerto.
E dire che, la chiesetta normanna, o quello che ne rimane, è una delle poche reliquie di un passato di cui Mazara dovrebbe andare fiera.
Anche Enzo Ganciatano, medico e storico, ha scritto sulla chiesetta:Chiesa Santa Maria delle Giummare, edificata su un’altura delle vicinanze per volere del conte Ruggero e della figlia Giuditta in ricordo della vittoria dei Normanni sui Musulmani nel 1072. Un tempo, come ci racconta lo storico Filippo Napoli nella sua opera Folklore di Mazara del 1934, i cittadini attraverso un percorso lievemente pietroso giungevano sul colle dal quale era possibile osservare la campagna circostante e il mare all’orizzonte. La contrada, infatti, era priva di qualsiasi costruzione se non qualche rudere di campagna. Nella notte tra il 14 e 15 agosto il santuario, denominato in quel tempo Chiesa della Madonna dell’Alto, era punto di pellegrinaggio da parte di fedeli di qualsiasi età che partecipavano all’ascolto della funzione religiosa. All’inizio della salita, sulla destra, era presente un roccia con l’incisione delle parole Viva Maria e di una croce che i fedeli non dimenticavano di baciare giacché si riteneva che su quella pietra fosse stata deposta per una breve sosta la statua della Madonna, scultura di Giacomo Castagnola, che ancora oggi viene venerata nella chiesa. I devoti davanti alla pietra santa recitavano un’orazione nota in quel tempo:
Delle giummare, ormai, è scomparsa ogni traccia; al loro posto costruzioni abusive spuntate caoticamente, sterpaglie e detriti di diversa natura, il tutto declinante in maniera confusa verso le vie d'accesso sberciate, col coronamento di recinzione mista di filo spinato, fil di ferro arrugginito e muriccioli dall'opus rigidamente incerto.
E dire che, la chiesetta normanna, o quello che ne rimane, è una delle poche reliquie di un passato di cui Mazara dovrebbe andare fiera.
Anche Enzo Ganciatano, medico e storico, ha scritto sulla chiesetta:Chiesa Santa Maria delle Giummare, edificata su un’altura delle vicinanze per volere del conte Ruggero e della figlia Giuditta in ricordo della vittoria dei Normanni sui Musulmani nel 1072. Un tempo, come ci racconta lo storico Filippo Napoli nella sua opera Folklore di Mazara del 1934, i cittadini attraverso un percorso lievemente pietroso giungevano sul colle dal quale era possibile osservare la campagna circostante e il mare all’orizzonte. La contrada, infatti, era priva di qualsiasi costruzione se non qualche rudere di campagna. Nella notte tra il 14 e 15 agosto il santuario, denominato in quel tempo Chiesa della Madonna dell’Alto, era punto di pellegrinaggio da parte di fedeli di qualsiasi età che partecipavano all’ascolto della funzione religiosa. All’inizio della salita, sulla destra, era presente un roccia con l’incisione delle parole Viva Maria e di una croce che i fedeli non dimenticavano di baciare giacché si riteneva che su quella pietra fosse stata deposta per una breve sosta la statua della Madonna, scultura di Giacomo Castagnola, che ancora oggi viene venerata nella chiesa. I devoti davanti alla pietra santa recitavano un’orazione nota in quel tempo:
“Santa rocca biniditta,/lu me cori è tantu afflittu,
cu la vostra santità,/datimi la saluti
e la vostra santa binidizioni”
cu la vostra santità,/datimi la saluti
e la vostra santa binidizioni”
I fedeli, dopo avere raggiunto il tempio della Madonna con Bambino, si abbandonavano ad un’altra invocazione:
“Virgini Santa aiutami!
pi stu bamminu c’aviti ‘mbrazza
cunciditimi la grazia”
“Virgini Santa aiutami!
pi stu bamminu c’aviti ‘mbrazza
cunciditimi la grazia”
Queste due orazioni sono riportate dallo storico Filippo Napoli. La denominazione “delle giummare” certamente ci induce a ritenere che nella zona proliferassero un tempo le palme nane, adesso quasi del tutto scomparse per il sorgere di abitazioni non tutte munite dell’approvazione regolamentare concessa dagli uffici urbanistici. Questa chiesetta rupestre, come riferisce in modo chiaro e completo Leo Di Simone, è una costruzione che presenta reperti in tre stili normanno, islamico e bizantino. L’originario e modesto cenobio basiliano è confermato da una reliquia iconografica che trovasi nell’absidiola del lato settentrionale che raffigura verosimilmente San Basilio (o San Giovanni Crisostomo). I Normanni edificarono il tempietto sull’altura sfruttando la possibilità strategica dell’avvistamento, come peraltro avevano fatto anche i Musulmani che precedentemente avevano costruito una torre di difesa e d’avvistamento, sulla quale si poteva accedere dalla sacrestia mediante una scala a chiocciola. E’ possibile quindi, come afferma Leo di Simone, che su questo sito in origine sia stato costruito un monastero basiliano che, successivamente con l’arrivo dei Musulmani a Mazara fu trasformato in una fortificazione d’avvistamento. L’ordine militare di Malta, precedentemente di Cipro e Rodi, esercitava l’attività di difesa dei pellegrini diretti in terra santa dagli attacchi barbareschi. Sotto la giurisdizione del Gran Priorato di Messina nacquero dei centri assistenziali in tutta l’isola e tra questi la Commenda di Santa Maria delle Giummare a Mazara nel 1568 che poteva usufruire della chiesa e del monastero giusta bolla papale di Pio IV del 19 dicembre 1567. Rocco Pirri sosteneva che la Commenda di Mazara era sotto la giurisdizione del Priore di Lombardia con una rendita annuale di 900 onze, mentre fra Andrea Minutolo nella sua opera “Memorie del Gran Priorato di Messina” del 1699 ne affermava l’appartenenza al priorato di Messina con una rendita di 1657 scudi e una paga di responsioni di 212 scudi. Al primo commendatore della chiesa fra Giovanni Giorgio Vercelli si deve la commissione della statua in marmo della Madonna con Bambino allo scultore Giacomo Castagnola. Nel 1657 i Cavalieri Gerosolimitani costruirono il Palazzo della Commenda detto anche Palazzo dei Cavalieri di Malta nei pressi della Porta del Caricatore tra la foce del Mazaro e la Via Carmine. Durante le battaglie che i Cavalieri Gerosolimitani di Malta intrapresero contro i Turchi per la liberazione dell’isola di Malta nel settembre 1565 si distinse per il suo eroismo il cappuccino mazarese Pietro La Rocca che fu ferito gravemente. Gli fu concesso il grado di ammiraglio della squadra navale dell’ordine e nominato balì di Santo Stefano. L’attività religiosa e l’assistenza ai pellegrini era assicurata dall’attigua Chiesa San Giovanni.
Persistono ancora, seppure sbiadite, le tracce delle tre antiche civiltà quotidianamente lambite dai canti e dalle preci dei fedeli.
Persistono ancora, seppure sbiadite, le tracce delle tre antiche civiltà quotidianamente lambite dai canti e dalle preci dei fedeli.
Veduta aerea degli extradossi delle volte
Colonnina erratica (in doppia veduta)
Capitello erratico)
Madonna dell'Alto - schizzo d'insieme (disegno Not. Ribaldo Abate)
Se si presta fede alla trascrizione settecentesca di un atto redatto nel 1250 (in not. Pietro Berardo, 24 agosto VIII Ind.), col quale il not. Ribaldo Abate e la moglie Perna formalizzano la donazione della Cappella dell'Annunziata a Trapani e nel quale si trova anche questo schizzo (non ben chiara la descrizione fatta dal medievalista Vincenzo Scuderi)
Statua della Madonna dell'Alto
Trattasi di una statua in legno (copia della Madonna dell'Alto) dello scultore Giuseppe Stuflesser di Ortisei (BZ). Fu commissionata perché la si voleva portare in processione. Ma l'iniziativa non ebbe successo.E fu collocata incoscientemente all'esterno nello spiazzale e come era logico è cominciato il suo degrado. Il parroco pro tempore nel 2017, don Orazio Placenti l'ha ubicata in una saletta all'interno del santuario, in attesa di più idonea collocazione, quantomeno sarà protetta dagli agenti atmosferici.
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