11 aprile 2008

Il Castello Normanno

 Breve storia del Castello di Mazara la cui costruzione risale al 1073-1073

Dipinto dell'epoca che ritrae il Castello e la foce del fiume Mazaro

Nella prima metà del secolo XI Mazara era capitale di uno dei piccoli stati musulmani in cui era divisa la Sicilia, sembra che nella seconda metà dello stesso secolo sia passata insieme con tutta la parte occidentale dell’isola sotto il dominio di Palermo.Durante questo periodo la città aveva adempiuto una precisa funzione storica. Il suo porto canale giaceva lungo la più breve linea di comunicazione tra l’Africa e la Sicilia: punto d’approdo delle navi che venivano da Susa a da Mehedia e punto di partenza della strada di Palermo.Al tempo dell’occupazione normanna di questa città, Mazara a capolinea della strada, ne sentì subito la ripercussione. Infatti, chiese di sottomettersi. La Sicilia si poteva approssimativamente considerare divisa in tre zone: una a settentrione tra Palermo e Messina, in potere del Duca Roberto; una immediatamente a sud, tra Mazara e Catania, in potere del Conte Ruggero; e una terza, fino al mare africano, difesa dai musulmani.Il territorio a est e da ovest di Mazara era in mano di questi ultimi. Per costituirsi una base di operazione contro i centri vicini, e per impedire un possibile sbarco dall’Africa, il conte Ruggero I d’Altavilla tra il 1072 e 1073, vi costruì un castello.

Da documenti e cartografie storiche e dalle informazioni provenienti da G.Malaterra il castello era posto ad angolo delle vecchie mura Ruggeriane a sud- est del quadrilatero che delimitava il centro storico (che si estendeva tutto sulla riva sinistra del fiume Mazaro) e faceva parte degli undici castelli marittimi impiantati in Sicilia.

Di modeste dimensioni e posto su un punto elevato della scogliera, aveva uno schema quadrangolare con corte interna, con i lati lunghi paralleli alla spiaggia, costituito essenzialmente da tre torri, così come si evince dalla cartografia di F. Negro del 1640.

Una a pianta quadrata l’elemento principale del castello “il mastio”o torre Motta, caratterizzata da un’altezza superiore alle altre; una a impianto circolare sul lato opposto detta di “S. Maria” sotto alla quale s’impostava la cappella omonima; e una sul lato mare a pianta quadrata più piccola rispetto a quella principale detta della “bombardiera” (l’area corrisponde allo spalto adiacente l’ex edificio Alambra).

Nel 1075, narra Goffredo Malaterra, Mazara fu presa d’assalto dai saraceni venuti dalla costa africana con 150 navi e guidati dal nipote di Teniminio, re di Tunisi. La conquista venne però impedita dall’arrivo del conte Ruggero d’Altavilla che, all’ottavo giorno d’assedio arabo, riuscì a penetrare a Mazara e a scacciare i Saraceni. Tra questi c’era il condottiero Mokarta, la cui disfatta è rappresentata su un bassorilievo situato sulla facciata della Cattedrale. Questo evento è ricordato in un canto popolare raccolto da G. Pitrè così riportato: «Sugnu risortu a farivi sintiri a zoccu fici lu Conti Ruggeri, amurusu di Cristu e di la fidi, unitu a quattrucentu cavaleri. C'era a Mazara tanti saracini, Muarta sulu arzava li banneri. Ci fu ‘na guerra, sintistivu diri. Persi Muarta, e cu vincìu? Ruggeri.»

Con queste notizie concorda una tradizione locale, raccolta nei primi del 500 da Gian Giacomo Adria; nativo di Mazara, il quale poteva anche constatare de visu molte tracce della disposizione primitiva.

La tradizione diceva che la battaglia si combatté su un terreno paludoso (L’acqua stagnava su un avvallamento formato dalla piccola altura su cui sorgeva il castello, e che impediva il deflusso a mare. Le acque poi furono convogliate nel fossato che, da questa parte, cingeva le mura della città. Queste opere dovettero essere eseguite, evidentemente, prima della costruzione della cattedrale, che sorse infatti, su questo terreno, nel 1093 che si stendeva «tra i due castelli». Di questi il primo intendeva il castello normanno, mentre il secondo il vecchio castello arabo, le cui rovine al tempo dell’Adria, si vedevano ormai nel cuore dell’abitato; nel 1075, dovevano comunque trovarsi al suo margine. 

Sul terreno della battaglia il conte Ruggero innalzò la Cattedrale nel 1093 e nel 1097 vi convocò una delle prime assise parlamentari della storia. Nel 1073 tra la città, tutta sulla riva del fiume, e il castello normanno a sud di essa lungo la spiaggia, si estendeva dunque la «platea urbis»: un piano d’uso comune alla popolazione, quale riscontriamo nelle adiacenze di abitati medioevali. Qualche anno dopo nel costruire la sua cinta di mura, Ruggero vi incluse questo piano, sia per collegare l’abitato al castello, sia per usufruire dentro la cinta muraria di un grande spazio destinato ad accogliere la nuova popolazione.

Mentre il fratello Roberto dimorava a Palermo, Ruggero, come risulta dai diplomi, faceva frequenti soggiorni in Mazara. Ruggero nel 1093 (indizione I) in Mazara fece compilare tutte le platee delle terre sue e dei suoi feudatari. Le mura di Ruggero rimasero per molta parte intatte fino al 1852. La loro struttura caratteristica può riscontrarsi, in qualche frammento, identica a quella dei ruderi del castello. Il castello di Mazara era costruito in pietra tufacea gialla delle cave locali, buona per l’intaglio, ma poco resistente agli agenti atmosferici. La struttura muraria era a due paramenti con piccoli conci regolari, dell’altezza di 21 cm. secondo il sistema delle costruzioni arabo-normanne, fino al secolo XII. Tra i due paramenti, era presente un getto di conglomerato di calce e grossi ciottoli attraverso cui, di tanto in tanto s’inseriva uno strato orizzontale di pietra squadrata, che collegava le due facce esterne. Nella pianta redatta nel 1810 dall’abate Vito Pugliese, si evince il tracciato delle mura della città di forma quadrangolare, collegate all’estremità sud-est con il castello posto a protezione della città dagli assalti degli invasori dal mare.

Il castello fu dimora oltre che del Gran Conte Ruggero I, di Ruggero II, di Federico III di Aragona e della regina Eleonora d’Angiò nel 1318, nonché di Pietro II di Sicilia, del re Martino I di Sicilia e per ultimo del re Alfonso II di Napoli nel 1495.

La città di Mazara sotto la dominazione Sveva non ebbe particolare opulenza: l’elevata pressione fiscale e la riduzione della polietnia, con il continuo esodo della popolazione musulmana, determinarono una crisi epocale. Alla crisi della produzione agricola e artigianale si aggiunse l’inasprimento delle azioni piratesche nel canale di Sicilia. Così Federico II, nel tentativo di porre fine alle incursioni dei Saraceni, nel 1222 intervenne con la sua flotta. L’azione fu, però un episodio isolato, e le esigue finanze dello stato non consentirono il continuo controllo della costa, che sarebbe invece stato utile. Le difficoltà finanziarie erano tali che nel 1239 Federico II fu costretto a inviare una lettera, nella quale si affidava il Castello a un feudatario locale o al vescovo, non potendo sostenerne le spese di riparazione. Tale incarico si protrasse fino al 1274, quando Carlo I d’Angiò se ne impossessò.

Nel 1291, con la sopravvenuta morte del re Alfonso III d’Aragona, e in seguito agli accordi di La Jonquera nel 1293, Giacomo II d’Aragona s’impegnò a restituire la Sicilia alla Chiesa romana entro tre anni. Così, il 3 novembre 1295 pervenne a Mazara l’ordinanza aragonese di affidare il castello ai rappresentanti del Papato.

Il 1º dicembre 1299, durante la battaglia di Falconara, nel territorio di Marsala le forze di Federico III, che comprendevano anche un contingente di soldati mazaresi, sconfissero gli Angioini catturando Filippo I d’Angiò, che fu provvisoriamente condotto nel castello di Mazara.

Nel 1515 il castello medievale perse le sue funzioni difensive poiché la struttura militare non era più adeguata al sistema delle artiglierie pesanti che si andava evolvendo. Dopodiché le sale e i sotterranei furono adibiti a carcere fino al 1820.

Nelle delibere del Decurionato prima e della Giunta Comunale di Mazara dopo si legge:

-8 maggio 1853- Delibera Comunale - E’ crollata la torre del Castello; si ripropone la necessità di trasferire il carcere poiché anche il castello sta per crollare.
 
-20 novembre 1853. Bisogna decidere da  quale fondo debbano prelevarsi le somme per demolire parte del castello ed aggiustarne l’altra parte da utilizzarsi per il carcere.

-21 febbraio 1900 – Lavori di sgombro di un tratto di terrapieno in piazza Castello appaltatore Jannelli Girolamo. Progetto N. Impeduglia.

-22 giugno 1900 – Livellamento di piazza Castello in seguito all’innalzamento del muro di sponda della banchina a mare.

Nel1880, esaurita la sua funzione di carcere, il castello non fu più riparato e nulla si fece per evitare i crolli causati da un terremoto: le strutture abbandonate furono demolite per opera dell’allora amministrazione comunale, per far posto al giardino pubblico, l’attuale villa Jolanda lasciando in piedi soltanto “l’Arco Normanno”. Il materiale demolito fu accumulato davanti l’arco, creando una sorta di terrapieno.


Nel 1903 su intervento proposto da Filippo Napoli, fu rimosso tutto il materiale e i detriti ammassati.

Ed è in questo stesso anno che, oltre alla sistemazione della villa Jolanda fu collocata lateralmente ai resti del castello la piccola fontana “Mirabile”, con vasca di forma esagonale in “granitello” e piedistallo centrale in pietra “campanella”. Superiormente tre vasi sono collocati in altrettanti vertici a formare un ipotetico triangolo, figura significativa per il mondo esoterico. Nel basamento del piedistallo centrale della vasca si trova incisa una scritta in latino”huc mirabilis aquae fontem” che significa: in questo luogo si trovano le acque della fonte mirabile. Erano considerate mirabili le acque provenienti dal feudo Mirabile che prende il nome dall’arabo “ayn-marra” che significa fonte della salute. Queste acque attraverso l’acquedotto costruito nel 1610 attraversavano il fiume Mazzaro fino all’attuale porta Palermo e in seguito fino a piazza della Repubblica. In un’altra facciata del piedistallo è riportato il nome del vescovo Stella con la data 1748; fu proprio questo a volere la sistemazione del suddetto acquedotto e la costruzione di alcune fontane pubbliche.

Nel 1951 per opera dell’amministrazione comunale sul lato sinistro dell’Arco Normanno è stata incisa su una lapide di marmo rettangolare una citazione, tratta dal libro di Goffredo Malaterra sulle gesta dei compagni di Ruggero: “Nell’anno del signore 1072 Ruggero fortificò due Castelli uno presso Paternò per dare fastidio alla città di Catania, l’altro presso Mazara per distruggere il territorio vicino.”

Nelle carte storiche acquerellate dello Spannocchi del 1578 attraverso le immagini della città si vede la conformazione del Castello, mentre nella mappa catastale a colori del 1874 si evince tutto l’impianto planimetrico dell’intero castello, e le mura Ruggeriane (annotato alla TAV.11 part. 1760).Dalla cartografia storica del Merelli del 1677, in una visione assonometrica del castello, si evincono: la sua modesta dimensione e la forma quadrangolare irregolare con corte interna. Il castello constava di un dogione circondato da diverse torri e da una terrazza, rivolta verso il mare per uso dell’artiglieria. Il castello fu considerato dagli ingegneri del tempo di poco conto, come del resto quasi tutti i castelli ereditati dal medioevo.

I resti delle due arcate a sesto acuto incassate, elementi tipici dell’architettura medievale siciliana, rappresentano la porta di accesso alla cappella di S. Maria situata al primo piano, un tempo esistente nel suo interno, e non la porta principale del castello, quale fu Porta Matta.

Fonte : Relazione storica a cura dell’Arch. Calogero Bianco





1969 - Dipinto del pittore Giardina 
L'Arco normanno di Mazara del Vallo, era la porta secondaria di accesso a forma di arco ogivale del castello fatto costruire da Ruggero I d'Altavilla, dopo la liberazione nel 1072 della città dalla dominazione araba. Venne demolito. Nel 1920 il Consiglio comunale deliberò che l'ultima testimonianza del Castello venisse lasciata a futura memoria. L'Arco normanno domina l'antistante piazza Mokarta (così chiamata in onore del guerriero musulmano Mokarta, nipote del re di Tunisi che nel 1075 tentò la riconquista della città) ed è considerato il simbolo più significativo di Mazara. Nel XVI secolo le sale e i sotterranei del castello vennero adibite a carcere e per tale motivo, i mazaresi dell'epoca, sconsiderati, non ci pensarono due volte ad abbatterlo dato che evocava loro brutti ricordi. Oggi (nel terzo millennio, nel 2014) si pensa di ricostruirlo, lo sostiene la dott.ssa Grazia Alfaggio, dirigente generale del Dipartimento Nazionale per il Recupero Beni Monumentali. Sembra ormai, infatti, in dirittura d'arrivo il progetto che prevede la ricostruzione del castello che per tanto tempo ha difeso la nostra città e di cui resta ormai solo l'arco. "Gli scavi effettuati negli anni ottanta ci hanno permesso di ricostruire, con assoluta precisione, l'andamento delle mura - afferma la dott.ssa Alfaggio - l'unica cosa che dobbiamo ancora perfezionare è il piano di recupero di alcune pietre che facevano parte del complesso. Sembra infatti che queste siano state utilizzate negli anni per sistemare parte del molo del porto canale. Una volta trovate dovranno essere catalogate e rimesse al loro posto, come un gigantesco puzzle".





Planimetria presente nel vecchio catasto di Trapani, utilizzata in un lavoro per la tesi dell'arch. Vicio De Pasquale, pubblicato dalla rivista "Trapani" Rassegna mensile della provincia (Anno dodicesimo - VIII-IX, agosto - settembre 1967)

Planimetria della Mazara Normanna
Vicio De Pasquale

Planimetria della città



 

Nessun commento: