Francesco Catanzaro, da tutti chiamato Ciccio, nacque a  Mazara del  Vallo il 20 Marzo del 1924.  Figlio di Vincenzo, muratore, e  di Mattia Maggio, Francesco proveniva da una famiglia di modesta  elevatura culturale e che apparteneva alla categoria di quanti erano  chiamati “burgisi”, cioè gente che possedeva una casa di proprietà e  qualche piccolo appezzamento di terreno (ovviamente agricolo).  Non era  gente ricca, ma riusciva a vivere dignitosamente  nonostante le difficoltà economiche del tempo.    Francesco aveva  frequentato regolarmente le scuole elementari e, nonostante la sua  svogliatezza, si distingueva per la sua non trascurabile intelligenza.   In quei tempi, le famiglie erano solite mandare i ragazzi, al di fuori  degli orari scolastici, presso artigiani ed operai per imparare un  mestiere, una cosiddetta “arte”. Ciò al fine di evitare che questi,  privi di una occupazione, potessero intraprendere strade pericolose per  la loro crescita e per inserirli, al contempo, nel mondo del lavoro.   Francesco venne mandato dalla famiglia ad apprendere il mestiere di  calzolaio.  Tuttavia, ragazzino, manifestava già e maturava il suo  morboso interesse per il mondo delle piante, ed in genere per la natura.   Nessuno sa come, quando e quale fu la scintilla scatenante tutto  questo interesse nè l’occasione per la manifestazione di tanto talento,  certo è che Ciccio non raccolse mai l’idea di fare il calzolaio e  non  lo sarebbe mai diventato.    Spesso, infatti, nel pomeriggio si  allontanava da casa con la sua bicicletta per ore intere recandosi nelle  campagne.  Tornava a casa carico di fasci di erbe che aveva  accuratamente raccolto, provvedendo a disporle in un locale sito al  piano terra della sua abitazione.  I suoi genitori non capivano questo  suo comportamento, non comprendevano l’importanza e il significato di  questa attività di raccolta, tuttavia lo lasciavano fare tollerando il  disordine che creava in casa.  I suoi parenti, cioè i fratelli della  madre, non solo non capivano di cosa si interessasse Francesco, ma  pensavano, altresì, che il ragazzo fosse afflitto da una vera e propria  fissazione, una stranezza da non incoraggiare.   Ma di tutto ciò  Francesco non si curava affatto.  Continuò a frequentare le scuola  riuscendo a conseguire la licenza di avviamento professionale.   Francesco, tuttavia, anch’egli vittima del suo tempo, dovette arruolarsi  per prendere parte al secondo conflitto mondiale. Così, fu costretto a  lasciare la propria famiglia, alla volta del Nord Italia.    Francesco,  in particolare, prese parte dal 1 Maggio all’8 Settmbre del 1943 alle  operazioni di guerra svoltesi nello scacchiere mediterraneo con la 438°  Batteria della 22° Legione M.A.C.A.. Per questo motivo il 27 Aprile del  1953 gli fu conferita la Croce al merito di guerra.    Durante tutto il  periodo bellico  mantenne sempre vivi i contatti con il cugino Peppino  Castelli, ufficiale dell’esercito in servizio a Genova e successivamente  trasferito a CairoMontenotte,  dove divenne comandante.  Tali contatti  giovarono molto a Francesco che, una volta terminato il conflitto,  avvertì l’impellente bisogno di trovare un lavoro stabile per potere  affrontare le povertà del tempo.  Dopo la fine del conflitto, Peppino  Castelli aiutò il giovane Francesco a trovare un impiego presso la  Montecatini. Così, questi trovò alloggio e sistemazione presso la  famiglia Suspillo a Cairo Montenotte.    Durante il suo soggiorno ligure  Francesco ebbe modo di frequentare presso l’Università di Genova, un  corso di studi che gli consentì di approfondire le sue conoscenze in  materia di Botanica e di acquisire una metodologia di ricerca informata a  criteri scientifici.  Fu da allora che Ciccio cominciò ad inserirsi ed a  farsi conoscere nell’ambiente universitario, emergendo per la sua viva  passione per la ricerca floristica e per la sua competenza nell’ambito  della Botanica sistematica.  A cavallo tra gli anni ’50 e ’60 divenne  consulente per la ditta farmaceutica Carlo Erba tramite il prof. Fausto  Lona, allora direttore dell’Orto botanico di Parma e della Inverni della  Beffa (azienda tutt’oggi esistente con il nome della INDENA), tramite  il dott. Oscar Fervidi.  Tali ditte si rivolgevano a Francesco in  qualità di esperto della raccolta e della identificazione della flora  nell’Italia meridionale. Per questo motivo egli si recava spesso a  Milano, nonostante il fatto che dal 1957 cominciò a prestare servizio  per la Regione Sicilia presso l’Istituto professionale regionale di  Agraria.      Nel 1966 Francesco ebbe modo di conoscere il dott.  Rocco  Longo,  incaricato per la Carlo Erba del controllo ed estrazione delle  piante medicinali. I due avrebbero coltivato nel tempo una lunga e  fraterna amicizia che avrebbe consentito ad entrambi di collaborare  negli studi e nelle ricerche in campo fitoterapico indipendentemente  dagli interessi aziendali. Studi condotti congiuntamente sull’Arum e sulla Staphylea  scaturiranno in interessanti pubblicazioni.  Del dott. Longo Francesco  conserverà un caloroso ricordo fino agli ultimi anni della propria vita.   In quello stesso periodo Francesco cominciò a collaborare con le varie  Università di Parma, Palermo, Napoli, Pisa (in special modo con il prof. Garbari del quale si sarebbe sempre ricordato e che rimase  importante punto di riferimento per i suoi studi), con il Centro  erboristico delle Marche (mantenendo nel tempo ottimi rapporti con il prof. Brilli Cattarini per il quale manifesterà sempre grande stima).   Tali rapporti di collaborazione  si protrassero per decenni, fin quando  le condizioni di salute del prof. Catanzaro glielo consentirono.  Come  sopra accennato, dal 1957 in poi Francesco cominciò ad insegnare presso  l’Istituto Agrario di Pantelleria, dove vi rimase per ben dieci anni.   In quel periodo si dedicò con intensa passione allo studio dei funghi  delle piante officinali insulari, contribuendo notevolmente ad  arricchire le conoscenze etnobotaniche dell’isola, in quei tempi non  approfondite.

Si deve a lui il ritrovamento, tra i tanti altri, della  nuova stazione italiana di Aster squamatus Hieron a Pantelleria, di Brassica moris, il ritrovamento del fungo Hebeloma porphirosporum maire (nuovo per la flora micologica italiana), della Carex illegittima Cesati.       Durante il suo soggiorno nell’isola di Pantelleria, fece da guida  all’ornitologo prof. Edgardo Moltoni il quale spesso si recava in  Sicilia per studiare le migrazioni della fauna del Sud.    Il prof.  Moltoni, laureatosi nel 1920 a Torino, insegnò Zoologia ed Anatomia  comparata a Sassari ed a Cagliari per due anni. Validissimo ornitologo,  dal 1922 al 1964 lavorò al Museo Civico di Storia Naturale di Milano in  qualità di professore aggiunto, poi di vice direttore ed infine di direttore. Pubblicò oltre 500 lavori e fu direttore, fino alla sua morte  (1980), della Rivista Italiana  di Ornitologia.    Prof.  Moltoni, amico comune del dott. Longo, ebbe a dire a quest’ultimo  durante un loro incontro: “c’è un personaggio speciale, un certo  Francesco Catanzaro, che mi fa da guida. Un paio di volte all’anno mi  metto d’accordo con lui e vado in Sicilia dove mi aspetta e mi guida a  condurre le mie osservazioni che poi riporto nella rivista”.    Anche  con il prof. Moltoni Ciccio mantenne rapporti di sincera stima ed  amicizia fino alla morte dell’ornitologo avvenuta a Milano nel 1980,  all’età di 84 anni. Dopo il lungo periodo trascorso sull’isola di  Pantelleria, il prof. Catanzaro venne trasferito presso l’Istituto  Agrario nel Comune di Bivona , in provincia di Agrigento.   Egli  proseguì altrettanto intensamente i suoi studi sul territorio  dell’agrigentino, sull’arcipelago delle isole Eolie, Egadi e Pelagie.   Durante il suo soggiorno nel Comune di Bivona (in provincia di  Agrigento) negli anni ’60, era stato assiduo frequentatore della casa  dell’avv.  Sabella, insieme con il giudice Tessitore ed il medico  cardiologo Pietro Greco, il chirurgo Libero Attardi, poi deputato  regionale e fratello del più famoso pittore Ugo Attardi. Erano  personaggi molto in vista nella zona e, nel gruppo, Francesco si  distingueva, ancora una volta,  per essere un abile ed energico  animatore di gioiosi convivi.  L’avv. Sabella così ricorda: “ Ciccio è  stato uno scienziato, incompreso nel suo genio. Ciccio aveva talento per  la ricerca, portava innato in sé uno straordinario spirito di  osservazione per la natura che sovrastava qualunque altra esigenza che  ogni uomo esprime”.     Queste apprezzabili qualità valsero a Ciccio  Catanzaro il conferimento dalla Prefettura di Trapani del titolo di  “Esperto erborista provinciale” nel 1971.    Negli anni ’70 ottenne il  trasferimento della sede di lavoro a Mazara del Vallo, sua città  natale.  La sua carriera di ricercatore fu coronata nel 1972 dalla  scoperta di una nuova pianta alla quale è stato attribuito il nime di  “Limonium Catanzaroi”.  Ha trascorso gli anni della sua pensione  serenamente, circondato dall’affetto della figliola e della moglie.  Il  05 dicembre del 2004 un male incurabile lo ha strappato dopo, dopo  lunghe sofferenze, all’affetto dei suoi cari.
Dopo il lungo periodo trascorso sull’isola di  Pantelleria, il prof. Catanzaro venne trasferito presso l’Istituto  Agrario nel Comune di Bivona , in provincia di Agrigento.   Egli  proseguì altrettanto intensamente i suoi studi sul territorio  dell’agrigentino, sull’arcipelago delle isole Eolie, Egadi e Pelagie.   Durante il suo soggiorno nel Comune di Bivona (in provincia di  Agrigento) negli anni ’60, era stato assiduo frequentatore della casa  dell’avv.  Sabella, insieme con il giudice Tessitore ed il medico  cardiologo Pietro Greco, il chirurgo Libero Attardi, poi deputato  regionale e fratello del più famoso pittore Ugo Attardi. Erano  personaggi molto in vista nella zona e, nel gruppo, Francesco si  distingueva, ancora una volta,  per essere un abile ed energico  animatore di gioiosi convivi.  L’avv. Sabella così ricorda: “ Ciccio è  stato uno scienziato, incompreso nel suo genio. Ciccio aveva talento per  la ricerca, portava innato in sé uno straordinario spirito di  osservazione per la natura che sovrastava qualunque altra esigenza che  ogni uomo esprime”.     Queste apprezzabili qualità valsero a Ciccio  Catanzaro il conferimento dalla Prefettura di Trapani del titolo di  “Esperto erborista provinciale” nel 1971.    Negli anni ’70 ottenne il  trasferimento della sede di lavoro a Mazara del Vallo, sua città  natale.  La sua carriera di ricercatore fu coronata nel 1972 dalla  scoperta di una nuova pianta alla quale è stato attribuito il nime di  “Limonium Catanzaroi”.  Ha trascorso gli anni della sua pensione  serenamente, circondato dall’affetto della figliola e della moglie.  Il  05 dicembre del 2004 un male incurabile lo ha strappato dopo, dopo  lunghe sofferenze, all’affetto dei suoi cari.

 
Francesco e Cristina Catanzaro
I familiari, grazie al prezioso suggerimento del Prof. Garbari, docente presso la Facoltà di Scienze Naturali di Pisa ed alla efficente collaborazione dell'ormai defunto Prof. Brilli Cattarini, hanno fatto dono al Centro Floristico delle Marche di Pesaro - Urbino dell'erbario del Catanzaro, che necessitava di un adeguato, costoso ed esperto intervento per la sua conservazione. Presso la rinomata struttura il materiale  è stato selezionato, catalogato e conservato sotto la paternità di "Francesco Catanzaro".  Altre raccolte sono conservate presso il Giardino Botanico di Palermo ed altre sedi ancora (Es: L’Erbario Catanzaro è un’importante collezione di piante relative al meridione d’Italia donate al Orto Botanico - Centro Ricerche Botanico Marche dai familiari del naturalista siciliano Francesco Catanzaro. Tale collezione è in fase di studio e revisione.)
Cristina Catanzaro 
  
 
1 commento:
Cara Signora Cristina, vorrei aggiungere un ricordo del Professor Catanzaro, quando, studentessa di Scienze Naturali a La Sapienza di Roma, andai in escursione didattica con il mio Prof. di Ecologia Vegetale, Sandro Pignatti, alle Isole Egadi. Il Prof. Catanzaro ci raggiunse a Marettimo nel maggio 1988 e lo ricordo ancora con affetto e simpatia.
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