11 ottobre 2008

La lavorazione dell’argilla e la ceramica a Mazara del Vallo, tra arte e artigianato

Una tradizione, nei secoli sicuramente interrotta, è quella della lavorazione dell’argilla e della decorazione ceramica nel territorio di Mazara del Vallo; una tradizione che inizia da quando l’uomo ha imparato a dominare l’acqua, la terra, l’aria e il fuoco.
Testimonianze archeologiche ci riportano all’Eneolitico o all’Età del Rame (Terzo Millennio a. C. ,5500 anni fa): nelle 47 tombe scoperte nel pianoro di Roccazzo, infatti, sono stati rinvenuti vasi che costituivano parte del loro arredo, vasi che oggi sono esposti presso il Museo Mirabilia Urbis (ex Chiesa di S. Bartolomeo), insieme ad altri reperti che includono esemplari di ceramica corinzia e ceramica attica. 

Nell'XI secolo a.C. si hanno i primi contatti con i Fenici che fondarono un emporio, con stabilimenti e depositi permanenti, come testimoniato dai vasi, vetri e monete di origine fenicia ritrovati tra la foce del Mazaro e Capo Feto. Altri resti della presenza fenicia a Mazara si hanno negli scavi nel Palazzo dei Cavalieri di Malta. Durante il periodo greco-selinuntino la città divenne un centro urbano organizzato, un fiorente emporio di Selinunte.
Altre testimonianze archeologiche di scavi e campagne di ricerca, che si sono svolte nelle acque antistanti la costa di Mazara del Vallo, sono esposte presso il Museo del Satiro (anfore da trasporto di epoca arcaica, classica, ellenistica, punica, romana e medievale) e nella “Sala delle Anfore” del Centro Polivalente di Cultura (ex Collegio dei Gesuiti).

Il periodo punico e romano, oltre a lasciarci sarcofagi, lapidi funerarie, mosaici e ville, ci ha lasciato alcune urne cinerarie in terracotta.
Se, poi, ci rechiamo presso la Galleria Regionale di Sicilia di Palazzo Abatellis a Palermo , possiamo ammirare un vaso arabo del XII- XIV sec., proveniente dal Santuario della Madonna del Paradiso.
Il vaso è di terracotta smaltata, fornito di anse e terminante “a punta” come le anfore antiche. Costituisce un pregevolissimo esempio per qualità e dimensioni di ceramica dipinta a lustro metallico (loza dorada), particolare tecnica di decorazione che prevedeva un’attenta e difficile cottura. Il minutissimo ornato descrive nella fascia centrale l’iscrizione in caratteri cufici “Lillahi I molk” (la possanza di Dio) e intorno al collo sono replicati i due vocaboli “prosperità e compimento”, augurio che si legge nelle iscrizioni ornamentali sia in Sicilia che in altri paesi musulmani. Questo tipo di anfore erano destinate ad arredare delle nicchie appositamente preparate nel palazzo dell’Alhambra.

--> Un altro vaso “Alhambra” si trova all’Istituto Valencia de Don Juan di Madrid, conosciuto come “Jarrón de OSMA”. I due vasi appartenevano ai Burgio e, probabilmente, entrambi si trovavano nel Baglio della Gazzera.
Sarebbe opportuno, per inciso, che l’Amministrazione Comunale intraprendesse un’azione decisa affinché questi preziosi vasi ritornassero in Città.
Gli scavi eseguiti nella via Tenente Gaspare Romano hanno certificato la presenza di un grande laboratorio di ceramica siculo-musulmana; altra antica fornace è stata recentemente individuata nell’area interna al Complesso Corridoni.
Nella seconda metà dell’Ottocento nascono, all’ingresso della Città (nella zona denominata Mulinu a ventu), li stazzuna (deformazione fonetica della parola “stagione”), luoghi destinati alla lavorazione di vasi, tegole, anfore d’argilla con metodi tradizionali; “stazzuna” perché, appunto, la lavorazione dell’argilla era stagionale e avveniva, per facilitarne l’essiccamento, nel periodo estivo. Quello della famiglia Rubino è ancora oggi operante. Oltre a realizzare materiali destinati all’edilizia (mattoni, tegole, ecc.), in questi laboratori artigianali venivano realizzati recipienti (quartare, bummula, giarre, tiani, ,ecc.) e oggetti d’uso quotidiano (murtara, cuscusere,cantari, ecc.) ma, anche, soprammobili (pupiddi) e fischietti (friscaletti).
Bisogna aspettare gli anni ’70 del Novecento, per poter ammirare pannelli scultorei in ceramica collocati nelle scuole cittadine, in istituti bancari, chiese, cappelle gentilizie e case private realizzate da Vito Gallo, il primo artista ad utilizzare in modo originale e moderno le possibilità creative di questa tecnica. 
Negli anni ’80 nasce in Città la prima bottega di ceramica artistica, quella di Rosa Signorello e, negli ultimi anni, grazie ai diversi laboratori didattici realizzati dalle scuole cittadine (attraverso l’utilizzo di fondi europei), associazioni e, soprattutto, dall’Istituto Regionale d’Arte (oggi Liceo Artistico) di Mazara del Vallo, hanno preso luce altri laboratori. 
Dal 2009 ad oggi, grazie al lavoro di risanamento del Centro Storico della Città (la cosiddetta “Casbah” ) intrapreso dall’Amministrazione Comunale, anfore, panchine e pannelli in ceramica – che recano poesie, diciture e disegni – arredano i vicoli, gli slarghi e le pareti dei cortili e delle abitazioni. Sono opere di artisti contemporanei, non solo mazaresi, che rievocano a volte i linguaggi della decorazione ceramica siciliana tradizionale, altre volte rimandano a codici espressivi  propri dell’arte moderna e contemporanea.


Giacomo Cuttone

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